giovedì 6 agosto 2009

Caro Giuseppe Mazzini

ti scrivo giusto perché non vorrei che ti aspettassi troppo per l’appuntamento del 2011, quello per l'anniversario dell’Unità d'Italia, perché sai al momento qui abbiamo un po di problemi e non è nemmeno detto che ci arriviamo uniti a quell’appuntamento. Un tuo contemporaneo disse: “fatta l’Italia bisogna fare gli italiani”, 150 anni dopo non siamo ancora riusciti a farli, questi benedetti italiani. Ci abbiamo provato ma “ da secoli calpesti e derisi perché non siam popolo, perché siam divisi”, oggi non siamo calpesti ma derisi si, dal mondo intero grazie al nostro premier, e comunque continuiamo a non esser popolo e ad essere divisi, tranne che durante le partite della nazionale, in cui ci ricordiamo di essere italiani e la penisola diventa un tripudio di bandiere. Ma andiamo per ordine. Nel 1989 un simpatico tizio della bassa padana, ha tirato fuori l’assurda idea che il Nord, all’incirca il territorio che ai tuoi tempi era il Regno Lombardo-Veneto, doveva essere una Repubblica, federale e autonoma, e ha fondato anche un partito, La lega Nord per L’Indipendenza della Padania. I modelli ispiratori dei nostri secessionisti della Val Padana sono i più disparati: gli unni , i celti, i longobardi, Braveheart, le Sturmtruppen, Geronimo, Rambo e il Dalai Lama. Mi dispiace dovertelo dire ma nella terra delle Cinque Giornate ti hanno soppiantato con un certo Alberto da Giussano , che fino a qualche hanno fa era solo un marchio di un’azienda di biciclette, adesso invece è il simbolo della libertà padana. Il 15 settembre del 1996, unmilione e 500 mila padani (fonti loro) riuniti in quel di Venezia hanno pure dichiarato in pompa magna l’indipendenza dal potere imperialista di Roma, hanno ammainato il tricolore, innalzato la bandiera con il Sole delle Alpi e suonato l’inno nazionale padano. A proposito, con buona pace del caro Verdi, l’inno della Padania Libera è il “Va pensiero” del Nabucco…
Per quanto riguarda Roma, per la capitale d’Italia gli appellativi variano da Roma Ladrona , a Roma fascista , a Roma schiavista a seconda del tasso di colesterolo del Prode in canottiera.
Dimenticavo, sono pronti per la guerra di secessione. Siccome anche dopo aver proclamato l’indipendenza, aperto e chiuso il parlamento padano, sparato a zero sulle istituzioni, utilizzato il tricolore come carta igienica, tutti continuano a non prenderli sul serio, loro fanno sapere di essere pronti a immolarsi per la libertà. Come i trecento di Pisacane, anche i giovani e forti padani sono pronti a imbracciare il fucile e innaffiare con loro sangue il suolo natio. Non è facile quantificare le forze nemiche, a settembre del 2007 erano all’incirca 10 milioni i lombardi e i veneti pronti a lottare per la libertà, nell’ottobre del 2008 i martiri erano rimasti in 300mila , insomma come un mutuo a tasso variabile che non sai mai a quanto finisce la rata. Fatto sta che dobbiamo fidarci sulla parola, perché queste truppe per ora le abbiamo viste solo imbracciare lo spiedo alle sagre sul prato di Pontida. Ieri l'ennesimo colpo alla bandiera; proposta di legge costituzionale per cancellare il tricolore (di nascita padana tanto per puntualizzare) e sostituirlo con i vessilli regionali.
Questa è al momento la situazione; forse tra due anni avremmo cambiato idea, anche perchè in mezzo ci stanno pure i mondiali e se ridiventiamo campioni del mondo, magari si rafforza pure il sentimento nazionale.

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