giovedì 28 gennaio 2010

Vanno vengono…ogni tanto si fermano

Non sono le nuvole. Sono i capelli del premier.
Da qualche giorno un mistero attanaglia l’Italia: i capelli di Berlusconi che, come le nuvole di De Andrè, vanno e vengono a giorni alterni; oggi ci sono, domani no.
Ieri l'indimenticato e indimenticabile bandana, oggi una chioma stile Ken (l'eterno e palestrato fidanzato di barbie per chi non lo sapesse), domani una fronte spaziosa.
Cosa ci riserverà SuperSilvio per il futuro?

lunedì 25 gennaio 2010

Le disgrazie non vengono mai da sole...

Lo sanno bene ad Haiti. Non bastasse il terremoto che ha praticamente raso al suolo il Paese, è piombato con la sua divisa linda e pinda e con il suo impareggiabile savoir fare anche il nostro Guido Bertolaso. Supersilvio, troppo impegnato a risolvere le annose problematiche interne tra giudici sovversivi e giornalisti terroristi ecc, è stato costretto a demandare la ricostruzione di Haiti al suo Superbraccio destro, l’uomo-avvoltoio sempre in prima fila nei disastri, Bertolaso superstar.
Il diplomatico Bertolaso, catapultato in quel di Haiti, dove ha trovato una situazione quasi al collasso dove manca davvero tutto, ha pensato bene di dichiarare che l’abbronzato presidente americano non sembra far bene il suo lavoro e che i soccorsi ad Haiti versano in una “situazione patetica.” Mancano i poster con gigantografia del Presidente per esempio, telecamere pronte ad immortalare il logo del Governo, finte case da consegnare con tanto di spumante nel frigorifero, una sorta Vespa americano cui far fare in mondovisione il punto sulla ricostruzione ormai ultimata a soli quindici giorni da un terremoto del 7 grado della Richter e con la terra in continuo movimento, insomma in una parola, il marketing è inesistente.

Frattini ovviamente si dissocia dalle parole dell’esperto di disgrazie, che non parla a nome del Governo.
A questo punto si apre però un altro fronte di discussione.
Bertolaso spara cazzate e non parla a nome del Governo.
Brunetta con la sua proposta di 500 euro per i bamboccioni non parla a nome del Governo.
Berlusconi con la proposta del taglio delle tasse non parla a nome del Governo .

Ma che fanno questi quando si riuniscono in Consiglio dei Ministri?

lunedì 18 gennaio 2010

Fuori di casa a 18 anni …per legge!!!

Ipse dixit. Il ministro “zero dodici” Renato Brunetta; lo stesso che vuole cambiare l’articolo 1 della Costituzione, mettere i tornelli ai magistrati, il ministro antifannulloni, lo zorro tascabile degli utenti disperati, sempre lui. Nella sua infinita saggezza il ministro , esterrefatto dopo una sentenza del Tribunale di Bergamo che ha imposto a un padre il mantenimento della figlia, bambocciona che a 32 anni doveva ancora prendere la laurea , adesso vuole per legge stabilire che a 18 anni i figli debbano andare via di casa. Non è invece stabilito per legge dove cavolo devono andare i giovani virgulti.
In un paese gerontocratico dove trovare uno straccio di lavoro precario da 700/1000 euro al mese è un traguardo a cui si può ambire verso la tenera età di 30 anni, nel limbo tra i 18 e i 30 anni che cosa dovrebbero fare i bamboccioni sfrattati? Schiere di maschia gioventù destinata a interrompere gli studi all’ultimo anno del liceo e condannati a vivere sotto i ponti?
Il diciottesimo compleanno, torta, nonna, zii cugini tutti commossi intorno al neo maggiorenne e poi, spente le candeline, tanti saluti , queste sono le tue cose, mandace ‘na cartolina.
Che cosa accadrà alle mamme e ai papà d’italia che non metteranno alla porta il figlio ormai maggiorenne, perché si sa i figli “so piezz'e core”: l’arresto? Immagino già i poveri carabinieri, costretti a dare la caccia a brufolosi neomaggiorenni che non vogliono abbandonare la stanzetta con il poster di Beckham e si nascondono sotto il letto, in soffitta, con la complicità di sovversive mamme e nonne, vicine e portieri, tutti novelli carbonari che lottano per non far finire in miseria il malcapitato.
Brunetta fa pure il mea culpa: ''arrivato a 30 anni che non ero capace di rifarmi il letto” ha dichiarato in un’intervista.
Poi a quell’età deve aver scoperto da Ikea il letto modello giapponese piazzato direttamente a terra e più accessibile a lui diversamente alto e ha imparato a rifarlo suppongo…

martedì 12 gennaio 2010

Le stagioni del dialogo

"Siamo pronti a lanciare la sfida del dialogo e delle riforme. Questa è la politica di cui ha bisogno il Paese" (Massimo D'Alema 20 dicembre 2009)

"Siamo pronti a discutere sulle riforme istituzionali e a portare avanti un discorso di sistema in grado di rileggere i rapporti tra governo, Parlamento e magistratura ma le priorità dell'agenda politica devono essere maggiormente connesse alle esigenze degli italiani" (Pier Luigi Bersani 11 gennaio 2010)


C’è ancora nel PD, chi si prodiga, ormai da un decennio, alla disperata ricerca del dialogo, dell’accordo, dell’inciucio, con Berlusconi.
Ci avevano provato nel lontano 1997 con D’Alema Presidente di una Bicamerale che avrebbe dovuto riscrivere il nuovo assetto costituzionale dell’Italia della Seconda Repubblica ma che, dopo 15 mesi di dialogo politico farcito da crostate consumate a casa Letta, naufragò miseramente.
Nel 2008 fu il momento del veltrusconi, la grande coalizione che avrebbe dovuto fare riforme condivise, in primis sulla legge elettorale. Anche qui stagione breve, interrotta dalla netta affermazione elettorale della destra e del suo splendido condottiero, SuperSilvio da Arcore.
Il vile attacco comunista prenatalizio al Presidente del Consiglio, e la sua svolta sulla strada dell'amore, sembrava aver riaperto lo spiraglio del possibile dialogo, con D’Alema in primis, al quale non deve evidentemente essere andata giù di non aver portato a termine la bicamerale, di non aver riscritto la costituzione e quindi di non potersi fregiare del titolo di Nuovo Padre Costituente. Così è stato fino alla svolta assolutista di questi giorni, con il premier che intende avanzare come una corazzata sulle riforme, e ha già dettato la scaletta dei prossimi mesi: riforma fiscale, giustizia, riforma costituzionale.
Insomma questa del dialogo è un po come una sorta di stagione venatoria, si apre e si chiude a intervalli regolari.
Pensandoci bene è vero, il dialogo, il compromesso, è necessario in politica. La nostra stessa Costituzione nasce da un compromesso, una commistione di concezioni politiche diverse ed è il risultato di reciproche rinunce e successi, ma evidentemente i vecchi padri costituenti erano ben più ligi al dovere e ben più attenti a conciliare le loro esigenze negli interessi esclusivi del Paese. Con quello che gli storici definirono “un compromesso costituzionale”, nacque la nostra Carta, un prodotto dello sforzo unitario che le forze politiche fecero per creare uno Stato che fosse di tutti, uno stato democratico.
Alla base del dialogo deve però esserci il rispetto condiviso di valori fondamentali: democrazia e rispetto della legalità in primis. Con chi non accetta le regole della convivenza democratica, con chi non accetta i principi di legalità, con chi cerca di sovvertire le regole della convivenza civile per i propri interessi un dialogo non solo non può esistere, ma non andrebbe neppure cercato.
Detto questo, una domanda mi sorge spontanea e prendo in prestito, parafrasandola, una battuta di Corrado Guzzanti : “Bersani, ma tu e Berlusconi, che cazzo ve dovete dì…?”

venerdì 8 gennaio 2010

Gli africani salveranno Rosarno?





“...Alla base c’è una situazione di degrado e di sfruttamento che va avanti dai primi anni ‘90 ed è formalmente tollerata. C’è una situazione di violenza, di intimidazioni sul territorio da parte dei criminali che vengono subite anche dagli italiani, la differenza è che gli africani si ribellano.“ tratto da un'intervista ad Antonello Mangano autore del libro Gli Africani salveranno Rosarno. E probabilmente anche l’Italia

“Chi racconta che l'arrivo dei migranti sui barconi porta valanghe di criminali, chi racconta che incrementa violenza e degrado, sta dimenticando forse due episodi recentissimi ed estremamente significativi, che sono entrati nella storia della nostra Repubblica. Le due più importanti rivolte spontanee contro le mafie, in Italia, non sono partite da italiani ma da africani. In dieci anni è successo soltanto due volte che vi fossero, sull'onda dello sdegno e della fine della sopportazione, manifestazioni di piazza non organizzate da associazioni, sindacati, senza pullman e partiti…” Roberto Saviano da Il coraggio dimenticato
http://www.robertosaviano.it/documenti/10014/

Magari anche questa volta, nella protesta violenta esplosa a Rosarno, in Calabria , c’è dietro una ribellione taciuta troppo a lungo. Arrivano carichi di speranze, in un’Italia che hanno magari visto in TV, di cui hanno letto sui libri, o semplicemente arrivano qui per sfuggire alla miseria, alle guerre, che devastano i loro paesi. E qui spesso vivono al limite; a Rosarno come in Sicilia, come a Castelvolturno; schiavi del 2000 nelle piantagioni di arance o di pomodori, nei vigneti o negli uliveti, a seconda della stagione e del raccolto.
Spesso sulla loro miseria sono le casse della criminalità organizzata ad arricchirsi.
E questo deve essere accaduto in questi giorni a Rosarno. Dopo una giornata trascorsa nei campi per pochi spiccioli, senza una casa, senza un tetto, senza un contratto, davanti all’ennesimo attacco, esplode la violenza e la rabbbia.
Non deve passare inosservato che questo attacco agli immigrati arriva con un inquietante concomitanza con il riaccendersi della violenza della ndrangheta di questi giorni. L’attentato alla Procura di Reggio prima, poi il petardo rinvenuto nell’aula bunker del tribunale; solo un petardo certo, ma che a meno di 24 ore dalla bomba alla Procura e in concomitanza della riunione antimafia alla presenza dei ministri della Giustizia e degli Interni, appare come una prova di forza della criminalità organizzata. Ieri infine l’attacco agli immigrati con il ferimento di due giovani clandestini e i conseguenti disordini in Calabria.
Forse nel ferimento dei due giovani immigrati la ndrangheta non c’entra perché come hanno sottolineato gli investigatori "la 'ndrangheta non spara con i fucili ad aria compressa: i metodi sono più traumatici e meno chiassosi", ma sicuramente la ndrangheta, è quella che alimenta il clima di razzismo e xenofobia.
Certo per i cittadini di Rosarno, catapultati nel bel mezzo di una guerriglia urbana, questo non è un bel momento, e non è un bel momento per gli immigrati, clandestini o meno, che adesso si trovano in mezzo a due fuochi: lo sfruttamento criminale da una parte e la protesta delle gente comune che ora si sente minacciata dalla loro presenza dall’altra.
La posizione dell’illuminato sassofonista che al momento ricopre la carica di Ministro degli Interni non migliora la situazione: "A Rosarno c'è una situazione difficile come in altre realtà, perchè in tutti questi anni è stata tollerata, senza fare nulla di efficace, un'immigrazione clandestina che ha alimentato da una parte la criminalità e dall'altra ha generato situazione di forte degrado" questo il parere del nostro Sarkozy come lo ha definito l’altro illuminato in camicia verde Borghezio
In un governo che ha come obiettivo quella di battere definitivamente la mafia, ma che intanto fa di Mangano un eroe e allevia il 41 Bis ad un boss come Graviano, che pensa di estendere il processo breve anche ai reati di mafia, suppongo che già mandare in sostegno della Procura di Reggio altri 6 magistrati e ben 121 uomini delle forze di Polizia sia uno sforzo lodevole.
Il problema diventano gli immigrati, e il vero nemico da battere, quello che avvelena i nostri mari con rifiuti tossici, che imbratta con il cemento le nostre coste, che schiavizza gli immigrati, che soffoca l’economia , la 'ndrangheta, rimane sempre li, immobile e il coraggio di ribellarsi all'ingiustizia , al sopruso, non è degli italiani , non è dei calabresi, ma degli africani, dei clandestini.
Loro si ribellano. Perchè noi no?

giovedì 7 gennaio 2010

Il vero miracolo italiano


Sono passati solo 25 giorni dal vile attentato comunista subito dal miglior Presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni; oggi le foto rubate durante una piccola pausa dal duro lavoro di costante e sistematica distruzione del Paese, ci mostrano il volto di SuperSilvio nel massimo nel suo splendore, bello come mamma Rosa lo ha fatto.
Sono scomparse le vistose bende e della ferite riportate non c’è neppure l’ombra; non un taglio, non una cicatrice, niente di niente.
Mi consenta Presidente, ma pure a Gesù Cristo erano rimasti i segni dei chiodi…

sabato 2 gennaio 2010

Cominciamo bene...


Siamo entrati nel nuovo anno poco più di 48 ore è già è arrivata la mazzata. Non è la revoca del carcere duro per Graviano nè la Moratti che paragona Craxi a Giordano Bruno, e nemmeno l'hobbit Brunetta che vorrebbe cambiare pure l'articolo 1 della Costituzione, è molto peggio. Qui c'è in ballo nientepopodimenoche: la fine del mondo.
Abbiamo schivato il mille e non più mille, superato indenni il millennium bug, evitato il famoso buco nero che doveva crearsi al CERN di Ginevra, sembra che i Maya abbiano preso una cantonata con il 2012, ma stavolta non c'è Santo che tenga. Non prendete impegni per la Pasqua del 2036. Il 13 aprile del 2036 alle 21.20 per l'esattezza (ora di Greenwich), un asteroide, una specie di patata spaziale, ribazzettazzato da qualche occhialuto nanerottolo in camice e telescopio dotato di notevole senso dell'umorismo Apophis cioè il Distruttore, quel giorno e a quell'ora ci cascherà in testa, facendoci fare la fine dei dinosauri.
Siccome si suppone che per quel tempo SuperSilvio non sia più disponibile, che anche Bruce Willis, esperto di asteroidi, si sia ritirato a godersi la pensione in santa pace e che Cuck Norris sarà con la famiglia al pranzo pasquale, i russi stanno già correndo ai ripari e studiando tutte le possibili soluzioni per evitare l'estinzione del genere umano.
In pole position resta sempre ovviamente la solita testata nucleare da sparare così addosso al tubero spaziale, pur sapendo che come in tutti i film catastrofici non servirà a un bel niente, ma ste testate ormai le abbiamo e cavolo sfruttiamole dal momento che non possiamo usarle per farci la guerra fra di noi che pare brutto.
Poi ci sono le soluzioni originali e fantasiose; c'è il trattore spaziale che funzione come una specie di soccorso Aci per le macchine ferme in autostrada: arriviamo all'asteroide con un'astronave e lo rimorchiamo fuori dalla rotta di collisione, semplice ma geniale. Altra soluzione è far diventare l'asteroide una sorta di surf delle stelle riempiendo la sua superficie con grandi vele per catturare il vento solare. Anche questa soluzione originale e pure ad energia rinnovabile oserei dire.
Ma la soluzione vincitrice del premio scienza e tecnica 2010 è la seguente: cospargere la faccia esposta al sole dell'asteroide di vernice bianca. Che dovrebbe succedere al quel punto? che il tubero andrà a casa a mettere la protezione solare e così ci darà qualche altro anno di respiro per trovare una soluzione meno cretina.
Restando così le cose al momento ci restano solo due certezze: che non dobbiamo preoccuparci di prenotare per la Pasqua del 2036 e che molti di noi si estingueranno insieme con il mutuo sulla casa.

 
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