giovedì 9 dicembre 2010

Metti anche tu un parlamentare sotto l’albero





Stanco dei soliti regali? Quest’anno sorprendi tutti; regala anche tu un Parlamentare.
Puoi ordinare comodamente anche da casa e pagare con carta di credito.
Vai sul sito www.parlamentoinvendita.it , sfoglia il catalogo e scegli il tuo parlamentare preferito; noi te lo recapiteremo a casa senza spesi di spedizione.
Affrettati, l’offerta scade il 14 dicembre !

giovedì 25 novembre 2010

Resto qui perché…

Con il grandissimo e meritato successo della trasmissione "Vieni via con me" di Fazio e Saviano, sono tornati di moda gli elenchi. Non quelli telefonici che non li usa più nessuno, gli elenchi di motivi, abitudini, pezzi di vita quotidiana.
Partecipo al gioco. Ecco il mio elenco


Resto in Italia perché:
- perché come la maggior parte degli italiani parlo nessun altra lingua a parte il dialetto e in queste condizioni sarebbe difficile immaginarsi la vita in un paese straniero
- perché al bar posso chiedere un caffè e scegliere tra : caffè lungo, caffè ristretto, caffè macchiato, caffè al vetro, caffelatte, latte macchiato, cappuccino e dalle altre parti questa varietà di scelta te la scordi;
- perché conservo da anni una bottiglia di spumante da stappare per la caduta del nanerottolo brianzolo e non vorrei perdermi il momento;
- perché così posso andare in Cina o negli Stati Uniti, ordinare gli spaghetti e poi tornare in Italia e lamentarmi che dalle altre parti proprio non sanno cucinare;
- perché in Italia la crisi ormai è alle spalle, l’abbiamo superata meglio di altri, anzi non ci siamo manco mai entrati, nella crisi ;
- perché così posso lamentarmi che i mezzi non funzionano, i treni sono sempre in ritardo e che si stava meglio quando si stava peggio ;
- perché pago l’abbonamento RAI, così posso godermi in santa pace i plastici di porta a porta, il TG di Minzolini e sorbirmi le telefonate isteriche di Silvio;
- perché abbiamo il miglior Presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni e siccome nella vita il culo è tutto, oltre a lui abbiamo pure il più piccolo ministro per la funzione pubblica e il più bel ministro per le pari opportunità;
- perché, se il PD dovesse in un’ipotesi alquanto remota vincere le elezioni e andare al governo, voglio proprio vedere se la faranno, sta benedetta legge sul conflitto di interessi ;
- perché sto ancora aspettando che mi arrivi a casa il Libro dei due anni di Governo Berlusconi, anche se ormai questo libro sta diventando come la fine del mondo: sempre annunciata non arriva mai;
- perché in Italia facciamo le partenze intelligenti e infatti partiamo tutti al ponte di Ognissanti, a Natale e ad Agosto e restiamo intelligentemente bloccati per ore in autostrada ;
- perché in Italia, se vai al Sud puoi incontrare la mafia; per esempio Bossi una volta è andato in Calabria ed ha incontrato uno della “ndrangheta” (così dice il senatur) ;
- perché nonostante Berlusconi, Cosentino, Dell’Utri, la P2 e la P3, questo è anche il paese di Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa, Chinnici, Livatino, Berlinguer, Pertini, Saviano;
- perché nonostante tutto l’Italia rimane il Paese più bello del mondo ;
- perchè io sono italiano e questa è la mia terra.

mercoledì 24 novembre 2010

Come D’Annunzio.




La Russa come d’Annunzio. Cioè?
Poeta? Vate? Condottiero? Esteta? Futurista? Senza due costole?
No. Addetto al volantinaggio.
Corsi e ricorsi storici. Nel lontano 9 agosto 1918, Gabriele d’Annunzio al comando di una squadriglia di aerei, sorvolò i cieli di Vienna lanciando dei volantini.
Oggi, il pugnace Ministro della Difesa , imbarcato più prudentemente su un elicottero dell’esercito Italiano, (a spese nostre aggiungerei), al grido di “Spezzeremo le reni agli insorti”, ha sorvolato Bala Murghab , sperduto villaggio afgano a 170 Km da Herat, lanciando 11.000 volantini per dire di stare attenti alle mine e che gli insorti che ne fanno uso sono una minaccia.
E dire che proprio in questi giorni ci si lamentava per i tagli alla cultura.

martedì 9 novembre 2010

Il paese delle emergenze

Siamo il paese delle emergenze.
Siamo sempre in emergenza, per qualunque cosa. Per il freddo, per il caldo, per i terremoti, per la spazzatura, per l’acqua, per la neve che blocca le strade o per la mancanza di neve che non fa lavorare gli impianti sciistici.
E’ vero, madre natura ci ha dato una terra bellissima e ballerina. Noi ci abbiamo messo del nostro abusando del territorio, costruendo in zone impossibili e con materiali scadente, causando quasi dovunque dissesti idrogeologici.
Ed è per questo che ormai tutto ci fa paura. L’inverno con le piogge ma pure l’estate con il caldo. Le previsioni del tempo si attendono con una trepidazione da bollettino di guerra. Già da maggio scatta il panico per la calura estiva e i telegiornali ti bombardano con l’emergenza caldo con tanto di inviati boccheggianti in ogni città a farti sapere che a Roma, come a Milano o a Torino essendo luglio fa caldo e la gente cerca riparo nelle fontane.
In inverno basta una pioggia di 2 minuti, mica la stagione dei monsoni, per allagare intere province e distruggere l’economia di una regione. E mentre magari in ottobre la regione chiede lo stato di calamità perché alluvionata, qualche mese dopo scatta l’emergenza idrica e si è costretti a razionarla, l’acqua.
Un terremoto che in qualunque altra parte del mondo non avrebbe creato danni qui rade al suolo intere città e provoca 300 morti.
E tutto si risolve come al solito nella politica dell’emergenza.
Fa caldo? statevene a casa, accendete il ventilatore, bevete tanta acqua che fa bene (e poi fate pure tanta plin plin) portate la nonna al supermercato e piazzatela nel banco frigo accanto alle mozzarelle così non soffre il caldo
Viene giù la pioggia? Restate in casa e se abitate ai piani bassi quando cominciate a sentire i piedi umidi mentre siete davanti alla tv, salite sul tetto che poi mandiamo i vigili del fuoco a trarvi in salvo con i gommoni.
C’è la neve? non vi muovete da casa e se proprio siete costretti a viaggiare , perché magari dovete immettervi sulla tangenziale per raggiungere il posto di lavoro, portate con voi generi di prima necessità.
Il terremoto ha raso al suolo una città con 200 anni di storia? Che ci importa , la rifaremo e la chiameremo new town che fa tanto americano e poco importa se è praticamente un ghetto di case prefabbricate tirate su in fretta e furia in barba a qualsiasi piano regolatore.
La spazzatura è ancora un problema per Napoli? Risolviamo tutto in 3 giorni e invece che cominciare un giusta politica della raccolta differenziata che darà frutti nel lungo periodo, cerchiamo un buco bello capiente e buttiamo tutto dentro con buona pace del recupera , riutilizza e ricicla.
E gli esempi continuano: emergenza occupazione, emergenza immigrati, emergenza sicurezza, emergenza giustizia.
Insomma siamo un paese che vive alla giornata, tirando a campare.
Tanto domani è un altro giorno e un’altra emergenza.

giovedì 4 novembre 2010

Dal Governo del fare…al Governo del Farsele

Questa è la storia di un declino.
Il declino politico di Berlusconi e il declino morale dell’Italia.
Quando si presentò al Paese, nel lontano 1994, Cavaliere non senza macchia ma sicuramente senza paura, sceso in campo pronto a risollevare le sorti di un Paese che rischiava di cadere in mano ai comunisti, era l’uomo nuovo della politica italiana.
Altri tempi quelli. Politicamente il paese usciva dalla bufera di Tangentopoli ed economicamente aveva rischiato la bancarotta, e lui si presentava come il grande imprenditore che aveva a cuore le sorti del Paese.
Già allora l’Italia era destinata a diventare la sua Standa e noi italiani i suoi dipendenti.
Ma quelli erano altri tempi; Berlusconi non era ancora il malato fuori controllo come lo definisce il giornale Famiglia Cristiana; anzi era simpatico, il suo modo di fare era fuori dagli schemi rigidi e ingessati della politica a cui eravamo abituati; aveva ancora i capelli invece che una distesa di asfalto e il lifting continuo non aveva ancora trasformato il suo volto in quello di un satiro.
Poi venne l’epoca dei coglioni, e da li in poi fu un lento, ma inesorabile declino; per lui e per il Paese.
Dopo i coglioni toccò ai magistrati disturbati mentali, alle donne che lui non paga, ma conquista, ai cinesi che banchettavano con i bambini, agli islamici a cui siamo chiaramente superiori, agli ebrei avari, alle altre donne, quelle più belle che intelligenti e che a lui non interessano, ai giornalisti talebani, infine ai gay. Del resto perché escludere proprio loro.
Oggi l’ennesimo scandalo che coinvolge il premier svela un giro di prostituzione , anche minorile e droga ; il giornale “Il Fatto Quotidiano” ci riporta l’imbarazzo della scorta del premier-conquistadores; militari della Fedelissima costretti a trasportare giovani donne per il riposo del premier guerriero. E secondo me gli è andata pure bene, rischiavano di essere mandati in farmacia a comprare i preservativi per i presidenziali trastulli.
La prossima settimana a Milano si apre il forum della famiglia; qualche anno fa Berlusconi era in piazza per il Family Day ( del resto come poteva mancare proprio lui che era talmente affezionato alla famiglia da averne addirittura due), oggi invece gli organizzatori del Forum fanno sapere che , dati gli ultimi scandali, la presenza del premier è imbarazzante.
Sapessero quanto siamo imbarazzati noi ad averlo Presidente del Consiglio.

martedì 2 novembre 2010

Sakineh





Un nuovo allarme per la vita di Sakinek, la donna iraniana tristemente famosa perché condannata a morte per adulterio e per l’omicidio del marito, la cui sentenza probabilmente sarà eseguita domani.
La condanna ha scatenato la giusta mobilitazione del mondo occidentale, con fiaccolate, proteste, movimenti popolari. Giustissimo. Non si condanna a morte una donna solo perché ha messo le corna al marito. Anzi in generale non si dovrebbe condannare a morte nessuno, anche perché comunque non è che la condanna a morte sia poi un gran deterrente alla commissione dei reati come ci dimostrano gli Stati Uniti e per quanto ci riguarda, in Italia sarebbe difficile armonizzare la condanna a morte con il principio costituzionale della rieducazione del condannato.
Noi i condannati lasciamo che si ammazzino da soli, così ci risolvono pure il problema del sovraffollamento delle carceri.
Io però continuo però a chiedermi : perché tutta sta mobilitazione.
La cosa ci indigna perché è stata condannata a morte una donna? Oppure perchè è stata condannata per adulterio ? Oppure perché noi proprio l’Iran non lo possiamo sopportare? O magari perché è stata condannata a una morte crudele e tanto antiquata quale quella della lapidazione?
Cioè ci dispiace che sia ammazzata o semplicemente ci dispiace che debba soffrire prima della morte?
Perché tanto per dirne una, non più di un mese fa, gli occidentalissimi Stati Uniti, esportatori di cotone, mais nonché di democrazia, hanno eseguito la condanna a morte di una tizia , Teresa Lewis, peraltro disabile mentale ritenuta mandante dell’omicidio del marito e del figlio acquisito . Non ricordo tante mobilitazioni popolari per la povera americana., nè magliette sfoggiate al parlamento europeo. Forse perché lei non avrebbe sofferto? del resto in America a questo ci tengono; l’altra volta per esempio hanno posticipato un’esecuzione perché il farmaco letale non era fatto in America ma forse in Cina e siccome dei cinesi non ci si può fidare, il giudice temeva che potesse essere dannoso e causare sofferenza.
Quindi a questo punto devo dedurre che è la lapidazione il vero problema. Ammazzatela pure, ma in maniera meno barbara.
Detto fatto. Sakineh non sarà più lapidata, ma solo impiccata.
Che facciamo continuiamo ad indignarci oppure ormai non c'è motivo?

venerdì 29 ottobre 2010

Invincibile sei ...



E’ tornato.
Cominciavo quasi a preoccuparmi.
Era un po che lo vedevo cupo, accigliato, in giacca e cravatta, insomma mi faceva quasi pena. Questo è stato un periodaccio per Guido; le ripassate a Francesca al Salaria Sport Village, la cricca che speculava sugli appalti della ricostruzione post terremoto, pure la storia del pied a terre dove il povero Guido si concedeva, a sbafo tra l’altro, il riposo del guerriero.
Poi soprattutto un periodo di relativa calma sul fronte catastrofi, qui in Italia. Mica come in Indonesia; li hanno avuto addirittura un terremoto, un maremoto e un’eruzione vulcanica. Paese fortunato, insomma. Qui invece manco un’alluvioncina, una catastrofe anche piccola piccola. Niente di niente.
Ma per fortuna un sempreverde della protezione civile: Napoli e la spazzatura.
E si sa: quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare, oppure tirano fuori la maglietta dell’eroe.
E rieccolo li, in tutto il suo splendore e striscette tricolori, nello studio di Annozero: Capitan Bertolaso. Sorridente finalmente. Perché Bertolaso, nelle disgrazie, ci sguazza come un topo nel formaggio. Una specie di Goldrake. Pure lui arrivava praticamente quando i bastardi di Vega avevano raso al suolo l’intera città, poi tirava fuori l’alabarda spaziale e risolveva il tutto in tre minuti.
Capitan Bertolaso uguale, ma senza la ferraglia addosso. Arriva li dove ci sta la catastrofe e in 10 giorni risolve tutto. Almeno così dice.

Va, distruggi il male …
Va, contro i rifiuti lasciati per strada
Vai, che il tuo cuore nessuno lo piega
Invincibile sei, perché Silvio lui c’è
E combatte con te , assieme teeeeeeeeeee

mercoledì 27 ottobre 2010

Con questo presidente del Consiglio il lodo Alfano è praticamente indispensabile



Berlusconi dice“ Con questi PM il Lodo è indispensabile” ma la realtà è quella condensata nel titolo a meno che non vogliamo essere governati da uno che risiede in una cella di San Vittore. Perché quei magistrati saranno pure talebani e comunisti, ma certo SuperSilvio non è uno stinco di santo.
Ma sia chiaro a tutti che comunque Silvio il lodo non lo vuole mica è che è costretto a farlo perché questi benedetti magistrati ce l’hanno proprio con lui e non vogliono farlo governare, ma soprattutto perché il buon Silvio vuole portarci al pari con le altre democrazie europee.

Anche questo ovviamente non è vero. Chi non guarda solo il tg1 con gli scoiattoli che suonano il piano o magari con la ferale notizia della morte del polpo Paul in apertura, avrà ormai capito che questa è una cazzata pazzesca.
In Europa infatti la sospensione del procedimento penale fino alla scadenza del mandato per gli atti penalmente rilevanti e privi di rapporto con l'esercizio delle funzioni di Presidente della Repubblica è prevista solo nella Costituzione greca (art.49), in quella portoghese (art.130) e in quella francese. Tra l’altro in Francia la legge fu approvata solo nel 2007 anticipata da un dibattito furioso in cui si parlò di "colpo di mano", di certo nessuno disse che i magistrati comunisti volevano ribaltare il voto popolare.
In quel di Germania invece , sembrerà strano, ma al Cancelliere e ai ministri dell'esecutivo si applica la disciplina generale dei funzionari del pubblico impiego. Cioè sono processabili sempre e comunque se commettono qualche reato; tutt’al più se i ministri sono anche membri del Bundestag, cioè del parlamento, godono dell'immunità parlamentare, cioè la non perseguibilità per opinioni e voti espressi nel Bundestag. Ma questo è già previsto anche in Italia, dalla Costituzione, e quindi senza il lodo Alfano.
In Spagna, Regno Unito e altre monarchie i reali godono dell'immunità assoluta e non mi pare sia il caso del nanerottolo di Arcore, salvo che nelle sue vene non scorra sangue blu: Sua maestà Silvio, Cavaliere di Arcore, Signore di Mediaset e della Standa, sovrano di Milano2.
Negli Usa, i padri fondatori non hanno avuti dubbi, la legge è uguale per tutti. L'articolo II, sezione 4 della Carta prevede che "il Presidente, il Vicepresidente e ogni altro funzionario civile siano rimossi dall'ufficio ove, in seguito ad accusa mossa dal Congresso, risultino colpevoli di tradimento, concussione e altri gravi reati". In poche parole la Costituzione americana non contiene alcun riferimento all'immunità del Presidente, del Vicepresidente e dei titolari di alte cariche pubbliche federali. Del resto Nixon fu messo sotto impeachement a seguito dello scandalo Watergate e poi di dimise, mentre il povero Clinton rischiò l’impeachement praticamente per una bega familiare.

Il lodo Alfano è esattamente quello che appare: una legge ad personam anzi , una legge ad Silvium. L’ennesima. E l’ennesimo attacco alla nostra democrazia.
Addio articolo 3, ci mancherai.

lunedì 18 ottobre 2010

In piazza "PER"...


Sabato 16 a Roma il corteo della FIOM CGIL.
Il ministro dell’interno aveva previsto sfracelli, l’arrivo dei Black Block, i terribili contestatori che già avevano tentato di radere al suolo Genova nel 2001, l’arrivo di contestatori da altri paesi evidentemente ubbidienti al grido marxista di “proletari di tutto il mondo: unitevi”, aveva paventato il morto.
Niente di tutto questo. La manifestazione è stata tranquilla, pacifica, un corte ordinato.

Diverse volte ho già avuto modo di dire che non sono mai stata un’amante dei sindacati. Riconosco la grande funzione che hanno avuto in passato, riconoscono che è grazie a loro che il mondo del lavoro in generale e l’Italia in particolare ha raggiunto traguardi importanti come lo Statuto dei lavoratori che ha segnato una svolta nel diritto del lavoro italiano. Peraltro devo dire che il sindacato non ha saputo adeguarsi ad un mondo che cambia. Per troppo tempo il sindacato non è riuscito, o non ha voluto, stare al passo con tempi, si è limitato a difendere le posizioni conquistate, insomma è rimasto il sindacato di chi il lavoro ce l’ha o tutt’al più di chi rischia di perderlo; per i precari, per i famosi co.co.pro o co.co.co, generazioni di sigle più che di lavoratori, il sindacato ha fatto e fa ben poco. Del resto, quanti ragazzi assunti con contratti rinnovati ogni tre mesi, ci sono negli uffici di quel sindacato che scende in piazza a difendere il futuro dei lavoratori costretti al precariato?

Ciononostante, ho sempre invidiato la capacità organizzativa del sindacato e della CGIL in particolare. Un vera e propria “macchina da guerra”, la definirei gioiosa, ma temo che questo risvegli antichi malumori per chi milita a sinistra. Quando si mettono in testa di scendere in piazza, lo fanno eccome, bloccano la città e invadono piazza San Giovanni , altro che i due milioni paventati da Verdini dal palco del partito dell'Amore, la scorsa primavera.
E il bello di queste manifestazioni è la tranquillità. Lavoratori festanti nonostante abbiano viaggiato tutta la notte, intere famigliole con il sacco dei panini sulle spalle come fossero ad una gita fuori porta, i più casinari armati di fischietti assordanti. Ma in genere tutti insieme non “Contro” ma “Per”

Sabato non erano in piazza contro la Fiat, né contro il Governo, erano in piazza "PER" .
Per i diritti degli operai di Pomigliano, certo, ma più in generale , per i diritti di tutti, perché se Pomigliano “fa scuola” e diventa precedente, allora i diritti di tutti sono a rischio.

mercoledì 8 settembre 2010

Le regole della democrazia

In questo lungo agosto caldo, invece del solito gossip su veline e calciatori e improbabili coppie dell’estate, tutti gli sguardi erano rivolti verso il Presidente della Camera, le vicissitudini della casa di Montecarlo e del suo arredamento, con gli scoop del Giornale sul modello di cucina scelto per l’appartamento.
Poi venne il giorno di Mirabello e le notizie sull’arredamento della casetta a Montecarlo hanno lasciato il passo alla domanda : cosa farà Berlusconi dopo il discorso di Fini?
Dopo un vertice con tutte le maestranze al servizio di sua maestà ecco la notizia: quando saranno liberi, magari tra un puttan tour e l’altro, Berlusconi e Bossi andranno da Napolitano a chiedere di spostare Fini da un’altra parte.
Si, così dice Bossi, leader incontrastato della lega, condottiero di schiere padane pronte a mollare lo spiedo e la salsiccia e partire dai verdi prati di Pontida verso la Roma ladrona pronti a difendere la democrazia.
Spostare il Presedente della Camera.
Come fosse un soprammobile, una di quelle bomboniere di capodimonte che hai ricevuto al matrimonio del tuo amico, uno di quei gingilli che sposti dallo scaffale per spolverare. Non è chiaro metterlo peraltro : impacchettato nella cantina di Palazzo Grazioli, venduto all’asta su e-bay; insomma una volta spostato, che ce ne facciamo .

Ma quello che più meraviglia non è tanto la boutade della premiata ditta Berlusconi –Bossi . Alle loro sciocchezze siamo abituati. Come dimenticare per esempio “ potremmo tirar fuori i fucili” oppure l’indimenticabile “Siamo veloci di mano e di pallottole: da noi costano 300 lire» del leader celodurista. Il premier da parte sua si difende il solito attacco alla magistratura, argomento sempreverde per Berlusconi, “Per fare quel lavoro devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche” o anche l’ormai celebre “Ho troppa stima per l'intelligenza degli italiani per credere che ci possono essere in giro tanti coglioni che votano per il proprio disinteresse”.

Stima immeritata alla luce dei fatti , dal momento che lui governa da 15 anni contro l’interesse degli italiani.
Quello che però è ancora più sconvolgente è che le pagine dei giornali, le trasmissioni e i dibattiti televisivi siano stracolmi delle discussioni su questa che senza tema di smentita potremmo definire tranquillamente una stronzata. Quintali di carta e fiumi di inchiostro, interviste a illustri giuristi e costituzionalisti, tutto per ribadire l’ovvio e cioè che abbiamo superato lo Statuto Albertino da un pezzo e che piaccia o no, le istituzioni non sono nelle disponibilità di Arcore.
Tutto questo ha un nome: si chiama democrazia.
Sarebbe pure ora che il Nano in doppiopetto e il buzzurro in canottiera se ne facessero una ragione.

venerdì 30 luglio 2010

Il PDL cerca te




Sono partiti i casting per il nuovo reality di Mediaset: I PROBIVIRI, un format completamente italiano.
Il reality andrà in onda a reti unificate RAI e Mediaset, precedute da un editoriale di Augusto Minzolini, direttore del TG1, appena terminate le procedure di selezione.
I candidati dovranno essere ovviamente uomini, di età compresa tra i 18 e i 70 anni, e dovranno avere un casellario giudiziale di tutto rispetto.
Gli interessati possono inviare una foto formato Jpeg , (meglio se foto segnaletica) , nonchè  il proprio casellario giudiziale  da cui risultino le condanne passate in giudicato. Se procedimenti penali di rilevante importanza sono tutt’ora in corso, si prega di inviare anche certificato dei carichi pendenti.
Saranno valutati con estremo favore l’aver fatto parte, a qualunque titolo e anche a propria insaputa, di associazioni segrete con fini eversivi o di associazioni a delinquere meglio se di stampo mafioso, o l'abitare in case donate da amici. 

I casting si terranno presso la sede del PDL in via dell’Umiltà a Roma, mentre il reality invece si terrà alla Corte del re Sole, in Sardegna.

Se hai i requisiti richiesti, affrettati. Potresti diventare uno dei volti nuovi del PDL e un prossimo Onorevole.

giovedì 22 luglio 2010

Operazione memoria

In contemporanea all’operazione memoria lanciata dal nanopremier questa mattina attraverso il suo sito e il sito del TG1 (alle volte mi chiedo perché pago il canone…), parte anche la mia personale campagna Operazione Memoria.
Per raccontare di un ‘Italia diversa.
Per raccontare di come si stava bene in Italia quando c’era ancora il cancro.
Per raccontare di un’Italia dove al Tg1 non c’erano solo le notizie sul caldo e gli editoriali di Minzolini, ma c’erano pure i servizi sul lancio di monetine davanti all’Hotel Raphael.
Per raccontare di quando alla RAI c’erano programmi come l’Ottavo nano, Avanzi, Glob e non c’era Vespa ogni benedetta sera con il suo divano bianco e i plastici e non si stravolgevano i palinsesti ad ogni tornata elettorale in nome della par condicio, tutt’al più si relegavano i politici alla seconda serata in quelle tristissime tribune elettorali che tanto nessuno guardava.
Per raccontare di quando i terremoti c’erano e ci stavano pure i terremotati e le tendopoli, e non c’erano i miracoli italiani, ma si aumentavano le tasse sulla benzina per pagare la ricostruzione.
Per raccontare di quando Mangano non era un’eroe, Craxi non era statista i giudici non erano talebani e su Rai Uno ogni mattina c’era in diretta da Milano uno dei processi di Mani Pulite invece che Jessica Fletcher.
Per raccontare di come era normale l’Italia quando era un paese libero.






OkNotizie

martedì 20 luglio 2010

Un Paese normale?


E’ sempre un piacere risvegliarsi in un Paese dove si prendono appalusi a vagonate solo per aver ribadito l’ovvio.
Gianfranco Fini, alle celebrazioni in Via D’Amelio, a 18 anni dalla strage che uccise il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta, viene accolto prima da contestazioni da parte del popolo delle Agende Rosse e poi da applausi quando ribadisce “Mangano è un cittadino condannato per mafia e non può essere un eroe”
Parole sacrosante.
In un Paese normale questa dichiarazione non avrebbe avuto bisogno di esistere
In un paese normale Berlusconi non proclamerebbe Mangano un eroe, vincendo le elezioni
In un Paese normale del resto uno che monopolizza l’opinione pubblica con quattro televisioni, diversi giornali e una casa editrice, sarebbe almeno sfiorato dal sospetto del conflitto di interesse.
In un Paese normale un governo lavorerebbe per il Paese e non per la cricca
In un Paese normale, in piena recessione economica, magari qualcuno si ricorderebbe che un dicastero fondamentale, come quello dello Sviluppo Economico, è ancora senza un titolare e ricoperto ad interim dallo stesso spilungone che nel tempo libero si diletta a duettare con Aznavour .
In un paese normale un premier plurinquisito, piduista, con sospetti di collusioni mafiose non resterebbe al suo posto.
In un paese normale Berlusconi non sarebbe Presidente del Consiglio.
In un paese normale...

mercoledì 14 luglio 2010

Le tasche degli italiani e le mani del Governo

"Non metteremo le mani nelle tasche degli italiani".
Berlusconi annuncia così la manovra lacrime e sangue da 25 miliardi.
Ma ne siamo proprio sicuri? A voi il giudizio


A proposito della manovra finanziaria in discussione in Parlamento, ho sperato che qualche sigla sindacale smentisse “cifre alla mano” la sbandierata vanteria di non mettere le mani nelle tasche degli italiani.
Soffermandomi sul blocco del rinnovo contrattuale 2010-2012 per il pubblico impiego che interessa circa tre milioni e mezzo di persone ho fatto alcuni semplici calcoli.
Partiamo da un esempio classico.
Un collaboratore scolastico, uno dei fortunati che dieci anni fa ha trovato un posto fisso; il nostro collaboratore scolastico ha 35 anni e ha maturato 10 anni di onorato servizio. Per questo lavoratore, come per tutti i lavoratori statali, la manovra finanziaria ha previsto il blocco del rinnovo contrattuale per tutto il triennio 2010/2012.
Questo , in altri termini, significa che per tutto il triennio previsto, tutto il pubblico impiego non avrà aumenti retributivi.
Perciò se il nostro collaboratore sperava in un aumento mensile di €. 100 ( magari!!!), con il blocco previsto dalla manovra dovrà ovviamente rinunciarci; e quindi dovrà rinunciare ad un aumento complessivo annuo di €.1.300,00 comprensivo della tredicesima.
Ma c’è di più. Questo mancato aumento non verrà mai recuperato, perciò la perdita dei 1.300 euro annui , si protrarrà per tutti gli anni successivi, quindi per i successivi 30 anni che lo separano dalla pensione. Per chi non è un genio matematico : 1.300x30 = 39.000,00
Perciò il nostro collaboratore contribuirà alla manovra per €.39.000(trentanovemila).
Ma non è finita. Alla già ragguardevole somma di €.39.000,00 si dovrà aggiungere la quota parte della buonuscita .
Il calcolo della buonuscita è il seguente : si moltiplica l’80% dell’ultima retribuzione percepita per il numero degli anni utili ai fini della buonuscita.
Applichiamo la formula al nostro caso pratico, applicandola però solo su quei 1.300 euro che sono la perdita che abbiamo calcolato del nostro collaboratore
Abbiamo quindi
1300x80% =1040
Dividiamo il tutto per 15 =69,34 e moltiplichiamo per i 40anni di servizio. Il risultato è € 2.773, somma che va ovviamente aggiunta agli € 39.000 prima calcolati
Pertanto il nostro lavoratore avrà, nel corso della sua vita lavorativa, mancate risorse personali per complessivi €. 41.773,00.
E voi , quanto contribuite alla manovra di Tremonti & Co?
Siamo ancora convinti che il Governo non metterà le mani nelle tasche degli italiani?

Contributo redatto da : Giuseppe Vespari - Ragioniere del Comune di Vallefiorita (CZ)

mercoledì 7 luglio 2010

Magic Italy

Montanelli, noto giornalista comunista, aveva detto in tempi non sospetti: Se Berlusconi avesse le tette . farebbe anche l'annunciatrice"
Non era andato lontano

giovedì 1 luglio 2010

L'Arte nobile della Politica?

“A me della politica non frega niente, io mi sono candidato per non finire in galera”, parole di Marcello dell’Utri
Il patriottico senatore è decisamente in buona compagnia, in Parlamento e anche nel Governo. A pensarla come lui sarà sicuramente il ministro Brancher, che ha chiesto il legittimo impedimento in un processo che lo vede imputato, perché troppo impegnato a sistemare i soprammobili sulla sua scrivania di neoministro.
Ma il Parlamento è pieno di begli esempi.
L’Onorevole Giulio Andreotti, per ben 7 volte presidente del Consiglio e addirittura uno dei papabili alla nomina di Presidente della Repubblica nel 1992 prima della strage di Capaci, è stato sottoposto a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa. Il processo si è concluso nel maggio 2003; il dispositivo della sentenza parla di “un'autentica, stabile ed amichevole disponibilità dell'imputato verso i mafiosi fino alla primavera del 1980”, ergo stabilisce che fino alla primavera del 1980 è ravvisabile effettivamente il reato, ma che comunque questo è estinto per prescrizione. E anche se il direttore del TG1 la pensa diversamente: prescrizione non è assoluzione
Come dimenticare poi l’onorevole Salvatore Cuffaro, attualmente senatore dell’UDC, al tempo Governatore della Regione Sicilia che nel 2008 festeggia con un vassoio di cannoli la sua condanna per favoreggiamento semplice. C’è da capirlo al caro Totò, si aspettava una sentenza più pesante.
Due giorni fa invece si è conclusa, con la sentenza della corte d’appello di Palermo, la vicenda giudiziaria che vede implicato Marcello dell’Utri, l’uomo che passerà alla storia per aver riscritto il capitolo Eroi della nostra Nazione. Due anni di assoluzione, titolerebbe Minzolini, ma rimane la condanna a sette anni in concorso esterno in associazione mafiosa per fatti che coinvolsero il senatore fino al 1992.
Credo sia arrivato il momento di riscoprire i valori della politica, i valori veri intendo.
Riporto le parole dell’articolo 54 della Costituzione
Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.

Il primo comma parla di cittadini, non fa distinzioni tra cittadini e senatori, tutti indistintamente devono osservarne le leggi; anche se sono alti un metro e sessanta aggiungerei.
Il secondo comma invece identifica una categoria particolare di cittadini, quelli cui sono affidate funzioni pubbliche, e quindi tra questi i ministri e anche gli onorevoli , che restano comunque cittadini, proprio come "noi" comuni mortali. Questi cittadini a cui la gestione della cosa pubblica viene affidata devono adempiere con disciplina ed onore. Non viene detto che devono essere uomini d’onore, non confondiamo
Diciplina e Onore. Due parole dal sapore antico. Valori che abbiamo perso e che dobbiamo riscoprire.
Perchè la Costituzione non è datata o vecchia o superata come qualcuno vorrebbe.


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venerdì 25 giugno 2010

Siamo fuori



Ieri non è stata una bella giornata
Italia fuori dalla recessione e fuori pure dai mondiali, e senza possibilità di ripescaggio in entrambi i casi
L’esclusione dai mondiali era ovvia, a dir poco scontata. Nelle prime due partite dire che abbiamo giocato male è un eufemismo, e ieri abbiamo fatto decisamente pena. Pure i commentatori sportivi che solitamente chiudono un occhio sulle mancanze dei giocatori azzurri , non potevano che ripetere sconsolati che giocando in questo modo, ad iniziare il secondo tempo stando sotto solo di un gol era già una gran fortuna.
Certo magari la prossima volta che facciamo i bagagli per un appuntamento importante, sarebbe carino portare giocatori, non dico fenomenali ma almeno giovani che vabbè che abbiamo alzato l’età pensionabile, ma un giocatore non è mica detto che deve restare in campo fino ai 65 anni, senno qui i prossimi mondiali tocca giocarli con Paolo Rossi.
Quello che invece mi ha colto di sorpresa è stata l’esclusione dell’Italia dalla recessione.
Dice la Marcegaglia che non siamo più in recessione, per Berlusconi non ci siamo mai entrati, secondo Tremonti a noi la crisi ci ha schivato completamente.
Alle volte mettersi d’accordo prima di sparare cazzate potrebbe rendere la vita più facile a tutti.


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giovedì 24 giugno 2010

L’Aquila: oggi.



6 aprile 2009 ore 3.32: L’Aquila e alcuni paesi circostanti vengono distrutti da una forte scossa di terremoto dopo uno sciame sismico che si protraeva da più di un mese. Tanti morti, interi paesi distrutti, cancellati, tanti sfollati.
In meno di un mese l’Aquila diventa il nuovo miracolo italiano: niente container ad ospitare i terremotati, quegli orrendi moduli abitativi in lamiera fanno tanto campo triste da sfollato Prima Repubblica, vai con le new town; il G8 con i potenti della terra ad aggirarsi tra le macerie di quella città che era un gioiello dell’architettura e della cultura e a mettersi in posa per i fotografi con tanto di caschetto giallo promettendo soldi per la ricostruzione. Poi le case, consegnate in diretta televisiva alla presenza del notaio Bruno Vespa, con addirittura lo spumante nel frigorifero a brindare alla felice vita futura da trascorrere in ridenti casette in cartongesso, dove pure il vaso da fiori , in plastica e con il logo della protezione civile ti ricorda che comunque hai perso tutto e niente sarà più come prima, in quelle new town spuntate all’improvviso e in luoghi improbabili, fuori dai piani regolatori, distruggendo pure il patrimonio naturale dei dintorni.
Io sono stato a L’Aquila, un anno dopo il terremoto, il 6 marzo 2010
Il miracolo, quello tanto sbandierato non c’è, non c’è mai stato o forse sono solo io che non lo vedo.
Non ero mai stato a L’Aquila prima del disastro. Dicono che fosse bellissima, un gioiello di ricchezze architettoniche, le chiese, le piazze , i portici dove fare lo struscio, una città ricca di cultura.
Ora è come camminare in una città bombardata, come se il terremoto fosse stato la sera prima, non un anno prima. Qualcosa si intravede dalle macerie. Si intravedono i portici. Ora sono tutti puntellati, una rete ti impedisce di camminarci sotto, le case e i palazzi sono pericolanti. Sotto si intravvedono i bellissimi caffè, le pasticcerie, i negozi, di quello che doveva essere il cuore pulsante di questa città.
Non è possibile entrare nel centro storico, ad un anno di distanza non è ancora possibile entrarci. Le macerie sono ancora tutte li, i palazzi sono pericolanti come quella notte, anzi forse ancora di più perché l’inverno rigido ha creato ancora più problemi a quelle strutture precarie. A chiudere l’accesso al centro storico, alla zona rossa, c’è una rete a cui i cittadini hanno attaccato le loro chiavi, con l’indirizzo e il numero civico. Una di quelle chiavi è come quella di casa mia. Potrebbe succedere anche a me; anche la Calabria è terra ad alto rischio sismico.
Quando scende la sera L’Aquila diventa una città fantasma. Cammini per le strade, quelle poche aperte, in un silenzio irreale. Non un bar aperto, non un ristorante o una pizzeria, nessuna luce alle finestre delle case, nessun passante, le uniche macchine in circolazione sono i mezzi di servizio della Protezione Civile o dei militari che sono ancora li, a pattugliare strade senza vita.
E’ questo il miracolo della ricostruzione?
E’ questo che si vuole offrire ai cittadini ? Un futuro da sfollati.
Incontro alcune signore, alcune tra le fortunate abitanti delle nuove CASE; hanno voglia di parlare e di raccontarti. Chiedo come si sta nelle nuove case. Bene è la risposta, meglio che in tenda che qui l’inverno è freddo e loro sono anziane. Però a loro le Case le hanno date alla spicciolata , senza telecamere, e lo spumante nel frigo non ci stava e nemmeno il bigliettino augurale del Presidente. Non è come stare a casa, ti dicono. Non si può mettere un quadro che sai, non si possono bucare le pareti e il rubinetto della cucina perde, ma non si può chiamare qualcuno a farlo riparare, devono venire quelli della protezione civile, a farlo. E comunque fuori da casa non c’è niente. Non c’è un negozio, non puoi fare la spesa, non c’è nemmeno la chiesa.
Sopra ad un cartello, qualcuno ha attaccato la scritta: verba volant, sisma manet.
A quanto pare ormai non ci sono più nemmeno le parole a raccontare il dramma dell’Aquila, che continua a morire nel silenzio generale.
Non ci sono più i titoli dei giornali, non ci sono più gli speciali di Bruno Vespa, non ci sono più i potenti della terra a sfilare commossi. Rimane solo il silenzio.


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martedì 22 giugno 2010

Siamo soli?


Ho svolto, pur non essendo un maturando, una delle tracce dell’esame di maturità di quest’anno.
Ecco il mio risultato

Siamo soli? Nell’universo si intende, non sul cuor della Terra.
Temo di no. L’altra sera a quanto pare un ufo volteggiava sulla cupola di San Pietro. Credo volesse un’udienza con il Papa, ma aveva sbagliato giorno, le udienze sono solo di mercoledì . E questo vale anche se vieni da Marte, caro il mio alieno.
Dunque gli alieni, la vita oltre la terra. Finora li abbiamo sempre immaginati così. Con le strane fattezze di ET, o specie di schifossissime blatte giganti e affamate che ci hanno scambiato per delle larve da ingurgitare, oppure ancora piccoli e incazzosi ometti che hanno deciso di punto in bianco di fare milioni di anni luce per venire a dichiararci guerra senza aver fatto i conti con gli americani che, ovviamente, venderanno cara la pelle,
Una specie di Brunetta insomma. Ma verdastri. E non deve essere una bella vita.
Verdi, piccoli, ripugnanti esserini. C’è da capirli se poi arrivano sul nostro pianeta e vogliono ridurci in concime per le piante.
Certo che pensare che non siamo soli in questo grande immenso universo fa sorgere degli interrogativi. Per esempio.
Cosa cavolo li spinge così lontano dalla loro terra, o pianeta, o qualunque cosa sia quella che loro chiamano casa? Per caso da loro ci sta una guerra e questi arrivano qui in cerca di asilo politico ma noi gli lanciamo addosso un’atomica, che già non ci sono mai piaciuti gli extracomunitari figuriamoci gli extraterrestri; oppure sul loro pianeta non ci sta lavoro e quindi traslocano in massa qui pensando che essendo menti superiori sarà riservato loro un posto di tutto rispetto ignari che il loro destino sarà far i lavavetri ai semafori oppure un lavoro nero in qualche cantiere edile, o magari semplicemente trovano che questo gran biliardo di universo sia un gran mortorio e così hanno deciso che la cosa migliore per creare un po di movimento sia rompere questo equilibrio cosmico e di sfracellare i maroni a noi, che qui sulla terra abbiamo già i nostri problemi?
Perché pur essendo menti superevolute vanno sempre in giro nudi? Possibile che non ci sia un alieno stilista nella loro razza, o almeno un sarto in grado di fare un paio di pantaloni e una camicia anche per questi omuncoli con insufficienza toracica?
Conoscono l’alieno ubriaco che si è schiantato sulla famosa area 51 ?e perché se sanno utilizzare il teletrasporto non se lo sono riportati subito via evitandoci il filmato dell’autopsia quando costui ha deciso di passare a miglior vita?
Goldrake e Mazinga, erano loro parenti? O semplici vicini o conoscenti dato che venivano da Vega?
Perché le loro navicelle spaziali sono rotonde e non specie di supposte spaziali come gli shuttle?

Insomma tutti interrogativi ai quali nemmeno Giacobbo, in diretta dalle piramidi di Giza è in grado di dare una risposta. Noi possiamo solo guardare le stelle e aspettare che queste menti superiori arrivino da noi, e che magari portino invenzioni utili. Il teletrasporto per esempio. Sai le ore di traffico risparmiate.


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Pomigliano d'Arco: anno 2010





Non amo particolarmente i sindacati.
Riconosco le loro giuste attività; riconosco che i sindacati hanno contribuito , specie in passato, alla nascita e alla costruzione dello stato sociale e che tante delle battaglie sindacali condotte sono state giuste e sacrosante affermazioni diritti dei lavoratori.
Ritengo peraltro che il sindacato, così come il diritto del lavoro in Italia non abbia mai saputo adeguarsi al cambiamento imposto dal mercato e dai tempi.
In Italia il diritto del lavoro è stato per troppo tempo ed in parte lo è ancora , il diritto di chi lavora, il diritto di chi il lavoro già ce l’ha o di chi lo sta perdendo; il sindacato con le sue battaglie ha sempre mirato alla protezione di diritti acquisiti, al mantenimento o al miglioramento dello status di occupato intervenendo nella contrattazione collettiva, nei piani di riorganizzazione e riconversione industriale. E’ rimasta fuori però, la gran parte dei lavoratori aticipi, i giovani alla prima occupazione, i famosi co.co. co. e poi i co.co. pro, e prima ancora quelli coinvolti in lavori socialmente utili o di pubblica utilità, e anche gli inoccupati, quelli che un posto di lavoro, seppur precario, non lo hanno mai avuto.
Per troppo tempo e ancora oggi l’attività del sindacato si è trincerata dietro l’idea, molto ottocentesca di una contrapposizione netta tra datore di lavoro e lavoratore, tra capitale e lavoro, insomma.
Fatta questa doverosa premessa, veniamo al caso Pomigliano d’Arco e alla Fiom.
La FIOM HA RAGIONE.
Capisco la situazione critica per il mercato, non solo italiano ma europeo e mondiale e le difficoltà del mercato dell’auto, apprezzo la volontà della FIAT di proporre un sostanziosissimo investimento per la zona del napoletano, capisco pure l’esigenza di non rifiutare posti di lavoro in un territorio come quello campano dove la disoccupazione è una piaga endemica.
Ma quello che si è consumato a Pomigliano d’Arco è un ricatto.
Sono stati messi in discussione non solo diritti acquisiti con anni di contrattazione collettiva, ma cosa ancora più grave, diritti costituzionalmente garantiti, ai quali si richiede di rinunciare in nome del posto di lavoro.
Ma la cosa peggiore, a mio avviso, è che questo ricatto si sia consumato nel silenzio-assenso del Governo che non ha mediato tra le posizione, come sarebbe stato suo compito, e che avrebbe potuto e credo anche dovuto far valere una sorta di “moral suasion” per cercare di conciliare situazioni e richieste completamente opposte.
Il problema forse è stato: chi doveva agire? Il ministro del Welfare? lo stesso che sbandiera ai quattro venti che questo accordo farà scuola e che ad aprile dichiarava “Occorre lavorare anche sulla cultura dei giovani: bisogna aiutarli ad accettare qualsiasi tipo di lavoro, anche il più umile”.O magari il Ministro dello sviluppo economico che al momento coincide con il buffo ometto che tiene banco con le sue sparate eversive contro la Costituzione?


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venerdì 11 giugno 2010

Lutto contro la legge bavaglio


giovedì 10 giugno 2010

Non ci resta che piangere


Mi viene da piangere. Non so se sia rabbia o tristezza, ma mi viene da piangere.
Siamo arrivati al punto di non ritorno. Siamo oltre al conflitto di interesse, siamo oltre le leggi ad personam, siamo oltre la cricca, siamo oltre gli interessi personali.
Non siamo più nemmeno sul viale del tramonto, siamo già in piena notte, già in piena dittatura.
Certo non una dittatura come quelle cui siamo abituati, nessuna sfilata sotto il balcone che si rischia di disturbare il sovrano nell’alcova, nessun salto della baionetta su via dell’impero.
Ma è già dittatura.
E’ avvenuto tutto così, semplicemente. Ci siamo svegliati una mattina e la democrazia non c’era più.
Un’opera di demolizione perfetta, il manuale del piccolo guastatore deve averlo studiato per bene il premier.
Prima il populismo demagogico, l’autodefinirsi eletto dal popolo, come se fosse una prerogativa solo sua peraltro, poi lo svuotamento progressivo del Parlamento sotto i colpi delle fiducie e dei decreti legge, l’attacco devastante alle istituzioni, dalla magistratura alla Corte Costituzionale , dal Parlamento al Presidente della Repubblica, infine l’affondo al cuore dello Stato, alla Costituzione, svilita, vilipesa, offesa.
E tutto questo nel silenzio, quasi assordante, di tutti. Della destra e anche della sinistra, troppo impegnata nell’estenuante ricerca del dialogo.
Da come scrivo, contro il miglior Presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni sembrerei di sinistra, un comunista. Invece no. Sono di destra. Da sempre. Dal primo voto, dato al MSI, da quando eravamo davvero, per la prima volta nella storia della destra italiana, un milione a Piazza San Giovanni, da quando i comizi in piazza si aprivano con l’inno nazionale e non quella pagliacciata del “Meno male che Silvio c’è” , che se non ci stava era pure meglio.
Ma questo era prima. Prima che Alleanza nazionale si appiattisse sulle posizioni del berlusconismo, prima che l'Italia diventasse una barzelletta di cui l'intero pianeta ride, prima dei giudici definiti malati di mente e cancro della democrazia, prima di Mangano eroe nazionale, prima di questa grande follia.
Faccio mea culpa. Ho votato Berlusconi, in tempi non sospetti, nel lontano 1994. L’ho fatto non perché irretito dalle banali promesse elettorali, dai miraggi del milione di posti di lavoro o dalla trovata del contratto con gli italiani firmato nello studio di Vespa, né perché pensavo, come tanti altri, che lui fosse il superman disceso in campo pronto risolvere i tanti mali d’Italia. L’ho fatto perché io ero e sono di destra, l’ho fatto perché ritenevo giusto che anche l’Italia, come tutte le altre democrazie europee potesse avere una democratica alternanza di schieramenti politici e di governo. Poi però già dalle elezioni successive, sono diventato praticamente un’apolide della politica. Non ho più un partito, alle urne vado con infinita tristezza a votare contro la destra, o meglio, contro questa destra, nella consapevolezza di farlo per il bene dell’Italia.
Dopo il congresso del PDL, dopo l’indice di Gianfranco Fini puntato contro il Premier, ho sperato davvero che qualcosa potesse cambiare.
Nasce Generazione Italia. Destinazione futuro, così c’e scritto sul sito. Ma quale futuro?
Non è un futuro con Silvio alla Presidenza della Repubblica in un regime presidenziale all’italiana che voglio; non è un futuro con una magistratura denigrata e schiava del potere esecutivo che voglio; non è una stampa imbavagliata e messa a tacere per non disturbare il lavoro dei potenti quello che voglio; non è un’Italia frammentata, divisa quello che voglio.
Voglio il rispetto delle istituzioni, voglio il rispetto delle leggi, voglio il rispetto del Parlamento.
Rileggo la Costituzione, quella Carta che tutti ci invidiano e poi guardo il mio Paese oggi e ascolto le dichiarazioni farneticanti del Premier.
E non ci resta che piangere.

sabato 22 maggio 2010

Per non dimenticare


Ci sono momenti nella nostra vita in cui le cose cambiano, per sempre. Momenti che ci segnano così tanto che siamo in grado di dire, ad anni di distanza, cosa facevamo e dove eravamo quando quel fatto è accaduto. Come l’undici settembre del 2001 ad esempio. Tutti ricordiamo esattamente dove eravamo e cosa facevamo quando le radio e le televisioni cominciarono a diffondere le prime notizie e le prime immagini dell’attentato di New York. Come il 23 maggio e come il 19 luglio del 1992, per quanto mi riguarda. Ricordo esattamente cosa facevo e dove ero quel caldo pomeriggio del 23 maggio del 1992, in Calabria, quando i primi titoli che annunciavano un attentato al giudice Falcone passavano in TV ; e poi ricordo le immagini della strage, dell’Italia in guerra, con poliziotti con le mani tra i capelli che si aggiravano tra i rottami delle auto. E a meno di due mesi, nel luglio dello stesso anno ricordo le immagini di Via D’Amelio, della seconda strage, della seconda volta dell’Italia ferita. Ricordo i funerali che ho seguito in diretta, piangendo, ricordo i volti contriti dei politici in prima fila e ricordo la rabbia della gente comune, ricordo le lacrime del giudice Caponnetto e la sua disperazione sussurrata in una frase “E’ finito tutto…” Da quel giorno di 18 anni fa la foto di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, quella di loro due sorridenti, è sempre rimasta sulla parete della mia camera. Dove è ancora adesso. Ed è strano come coloro che prima erano semplicemente persone intraviste in TV, di cui avevi letto sui giornali, diventano parte della tua vita, esempi da seguire, e d’improvviso ti scopri a riconoscere la loro voce, quando di tanto in tanto le loro interviste ritornano in Tv, come riconosceresti quella di un amico. Tutti noi italiani abbiamo un enorme debito nei confronti di Giovanni Falcone, di Paolo Borsellino e dei tanti altri, troppi purtroppo, che hanno lottato, troppo spesso da soli, per regalare a tutti noi “il fresco profumo di libertà”. A loro io volevo solo dire grazie; grazie per quello che mi hanno dato, grazie per quello che mi hanno insegnato, grazie per essere i miei eroi, grazie perché gente come loro rende quest’Italia un Paese migliore. Giovanni Falcone scriveva “Possiamo sempre fare qualcosa: massima che andrebbe scolpita sullo scranno di ogni magistrato e di ogni poliziotto”, io aggiungere che questo pensiero dovrebbe far parte di tutti noi.
Perchè possiamo sempre fare qualcosa, possiamo, anzi dobbiamo lottare per un’Italia migliore, per la verità, per la giustizia. Possiamo e dobbiamo resistere, resistere, resistere.
Sempre.
Post dedicato a : Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonino Montinari, uccisi il 23 maggio 1992 a Capaci.

giovedì 29 aprile 2010

Tin Tin in tribunale

Non bastassero i problemi, seri aggiungerei, che abbiamo nel mondo, c’è sempre qualcuno che ritiene opportuno di dover tutelare le sue ragioni anche nei confronti dei cartoni animati. Apprendo con sconcerto che in Belgio, un cittadino congolese, Mbutu Dieudonné, ha presentato al tribunale di Bruxelles una denuncia penale contro Tin Tin il protagonista del celebre fumetto e cartone animato francese. Qual è il reato? Razzismo.
Ora parliamoci chiaro, Tin Tin è un fumetto e un cartone animato. Magari nel fumetto e nel cartone il popolo congolese non viene trattato benissimo e ci sono parecchie citazioni al padrone uomo bianco , ma non mi pare il caso di trascinarlo in tribunale .
Dove andremmo a finire di questo passo?
Vogliamo forse fare causa al Signor Vitali per riduzione in schiavitù e maltrattamento di minore dal momento che trascinava il dolce Remì in giro per la Francia con addosso un’arpa. E già che ci siamo denunciamolo pure per maltrattamento di animali e commercio di animali esotici senza autorizzazione, perchè la scimmietta di certo non possiamo considerarla fauna locale, non in Francia .
Per non passare poi al capitolo supereoi. Già che ci siamo denunciamo Goldrake e Mazinga Z e tutta l’ allegra combriccola, citiamoli che so, per danni.
Si è vero ci hanno salvato parecchie volte dalla distruzione totale e dai quei piccoli bastardi provenienti dalle stelle, ma ragioniamo. Caro il mio Actarus, ma se tu sai che ogni giorno che Dio manda in terra , quei lombrichi elettronici provenienti da Vega verranno armati fino ai denti per annientare il genere umano, dico ti pare il caso di rimanere ad abitare nella fattoria e quando scatta l’allarme partire in lambretta per arrivare all’Istituto e pilotare Goldrake? parcheggiare la ferraglia sotto casa non è più comodo?
E tu caro il mio Mazinga, perché aspettare che i nemici abbiano raso al suolo almeno un pao di città prima di deciderti ad annientarli? Sfodera sti pugni atomici e facciamola finita .
A questo punto mi aspetto pure la richiesta di risarcimento dei russi , che in ogni benedetto film di spionaggio che si rispetti, sono sempre dei patetici cattivi che tentano disperatamente di conquistare il mondo e finendo accoppati in men che non si dica dall'eroe americano di turno. Ne va della loro immagine...

domenica 25 aprile 2010

Per un 25 Aprile di riunificazione

"Si, vedete, amici, il 25 aprile è non solo Festa della Liberazione : è Festa della riunificazione d’Italia. Dopo essere stata per 20 mesi tagliata in due, l’Italia si riunifica, nella libertà e nell’indipendenza. " discorso del Presidente Giorgio Napolitano il 24 aprile 2010- Milano

Lettere dal fronte
"Mamma adoratissima,quando riceverai queste mie poche righe io sarò già in cielo, da cui ti proteggerò.Sono stato travolto dall'odio di parte e sono colpevole solo di aver amato la mia grande Italia!Non piangere, mamma, non piangere, te ne supplico. Un figlio perso così non è da piangersi '.Devi invece tenere la testa alta ed andare orgogliosa di me. Ma sappi, Mamma, che io non ho ucciso. Non ho fatto uccidere, non ho fatto torturare. Quindi non è stata giusta, agli occhi di Dio, la mia condanna.Vorrei dirti mille e mille cose, ma non mi è possibile; in questo momento tutti i pensieri mi attraversano il cervello.Ti prego di scusarmi tutto il male che vi ho fatto, tutte le pene che tu e Babbo avete sofferto per me. Ricordati di tuo figlio e prega per lui, che la sua anima ha tanto bisogno di ciò.E ricordati, Mamma adorata, che forse è bene che ciò accada per me! Così non vedrò l'Italia dibattersi in una nuova guerra... E poi, dopo questa, la guerra dei partiti. E nuovi fiumi di sangue scorreranno sul nostro suolo, e nuove lagrime scorreranno sul mondo.Fino ad un'ora fa non sapevo ancora quale missione mi avesse affidato Dio. Ora lo so: morire per la mia Patria. Ed io affronto questo supremo momento in piena serenità, con animo tranquillo, da “alpino” come sono sempre stato. Il mio ringraziamento vada al signor Picchi, a Don Nicola, a Don Eugenio, a tutti quelli che mi furono supremamente vicini in questa ultima ora. E voi pure ringraziateli, perché mi hanno alleviato veramente le pene.Con tanto affetto vi bacio. Eternamente vostro " Tortona, 9 maggio 1945- PIER LUIGI PALIASSO, sottonetenente del IV Reggimento Alpini.

"La Divina Provvidenza non ha concesso che io offrissi all’Italiasui campi d’Africa quella vita che ho dedicato alla Patria ilgiorno in cui vestii per la prima volta il grigioverde. Iddio mipermette oggi di dare l’olocausto supremo di tutto me stessoall’Italia nostra ed io ne sono lieto, orgoglioso e felice!Posa il mio sangue servire per ricostruire l’unità italianae per riportare la nostra Terra ad essere onorata e stimata nelmondo intero. Lascio nello strazio e nella tragedia dell’ora presente i mieiGenitori, da cui ho imparato come si vive, si combatte e si muore:li raccomando alla bontà e a tutti quello che in terra mi hannovoluto bene. Desidero che vengano annualmente celebrate, in unachiesa delle colline torinesi, due messe: una il 4 dicembre, anniversariodella battaglia di Ain El Gazala; l’altra il 9 novembre, anniversariodella battaglia di El Alamein; e siano dedicate e celebrate per tutti i miei Compagni d’armi, che in Terra d’Africa hanno dato la vitaper la nostra indimenticabile Italia. Prego i miei di non voler portare il lutto per la mia morte; quandosi è dato un figlio alla Patria, comunque esso venga offerto, non losi deve ricordare con segno della sventura. Con la coscienza sicura d’aver sempre voluto servire il mioPaese con lealtà e con onore, mi presento davanti al plotone di esecuzione col cuore assolutamente tranquillo e a testa alta. Possa il mio grido di "Viva l’Italia libera" sovrastare e smorzareil crepitio dei moschetti che mi daranno la morte; per il bene e perl’avvenire della nostra Patria e della nostra Bandiera, per le quali muoio felice!" Torino 5 aprile 1944 - Franco Balbis, Capitano d'Artiglieria, Partigiano

martedì 23 marzo 2010

Al Presidente del Consiglio

Egregio Presidente ,
Ho letto che presto, se la fortuna mi sarà amica, riceverò a casa una sua missiva, una letterina traboccante di amore, ad illustrarmi i giorni del suo operato; suo e del Governo del fare ovviamente (non vorrei togliere meriti a chi la circonda).
Ho anche avuto modo di apprezzare, dai giornali, le parole che ha pronunciato dal palco di San Giovanni, in quella piazza traboccante dei 150 mila italiani che amano, e Lei, capopolo circondato dai futuri governatori, una specie di Artù con i suoi fidi cavalieri, pronti a giurare nelle sue mani. Ho riflettuto sulle sue parole e sui programmi e se mi permette, Le vorrei far notare, alcune piccole cose.
- Sconfiggere il cancro nei prossimi tre anni. Mi consenta Presidente, ma perchè? No, non mi fraintenda è un bellissimo proposito, certo sarebbe meglio supportarlo magari aumentando i fondi alla ricerca invece che spararla lì, proprio mentre tutti i nostri migliori ricercatori , valigie alla mano, lasciano il Paese, ma va bene così. Ma guardi che la gente, i comunisti soprattutto, sono davvero incontentabili. Lei sconfiggerà il cancro, e vedrà si lamenteranno che ha dimenticato i diabetici e i cardiopatici; e chi è affetto da alopecia, vogliamo forse abbandonarlo al suo calvo destino?
- Unire l’Atlantico al Pacifico, e partendo dal Piemonte per giunta. Mirabile opera di ingegneria, di molto superiore a quella cosetta del canale di Panama, nessuno avrebbe mai osato neppure pensarci. Ma Lei invece Presidente, dopo il fantomatico Ponte sullo Stretto, ora ci delizia con quest’altra mirabolante opera di fantaingegneria. Ma anche qui, sono certo Presidente, che troverà sempre qualcuno pronto a criticarLa. Già me li immagino, i valdostani, stufi di passare gli inverni a sciare e le estati sulle ridenti montagne in compagnia di mucche e caprette, avanzare il loro diritto di un accesso all’Oceano (nel caso Presidente, scelga l’Atlantico, mi pare geograficamente più fattibile)
- Sconfiggere la mafia nei prossimi tre anni. Scusi Presidente, passi per il cancro, e per il coast to coast tra gli Oceani, ma questo mi pare davvero eccessivo anche, mi Permetta, per uno con la Sua energia e la Sua voglia di fare. Certo si potrebbe partire magari dall’abolizione del reato di associazione mafiosa, del resto se un fatto non è previsto dalla legge come reato… sono certa che l’avv. Ghedini, riuscirà a trovare un escamotage, ma la prego Presidente, gli ricordi che in Italia esiste quella cosa che si chiama Costituzione e gli faccia scrivere una benedetta legge che almeno per una volta non ne violi una quindicina di articoli e magari che la facciamo ( e comunque Presidente, se li scelga meglio i collaboratori la prossima volta, non può mica fare tutto Lei).
- Riforma presidenziale, per dare finalmente la scelta al popolo. Io suggerirei magari un sistema di votazione molto diretto, con una vera espressione della sovranità popolare, magari un televoto, con finale in diretta televisiva su reti mediaset e presentata da Maria de Filippi. Immagino già la scena ”Il Vincitove di Sette anni al Quivinale è….Vediamo le cavte…”
E nonostante il Suo impegno, i Suoi sforzi, come La ripaga il Paese? Con un complotto meschino ordito da comunisti-giudici-giornalisti-talebani, che proprio non vogliono lasciarLa lavorare.

Presidente, si fidi, quest’Italia non La merita. Abbandoni questo paese al suo triste destino e se ne vada, e mi raccomando porti pure con se quelle splendide persone che la circondano, l’Italia non merita nenache loro.
Noi , soffrendo, tenteremo di arrangiarci e di andare avanti. Continueremo a lottare contro il cancro negli ospedali e con i pochi ricercatori che ancora restano qui, ci accontenteremo del Mediterraneo, continueremo la lotta alla mafia nelle aule dei Tribunali, e continueremo ad avere un Repubblica Parlamentare e un Presidente eletto senza televoto, ma terremo duro e andremo avanti.
Non si preoccupi Presidente, ci faremo forza e riusciremo a dimenticarLa.

mercoledì 10 marzo 2010

Riusciranno i nostri eroi ... a presentare le liste

PapiSilvio ha fornito la sua interpretazione autentica dei fatti avvenuti il giorno della presentazione delle liste.
Quello che ne è venuto fuori è una specie di rivisitazione dello sbarco in Normandia.
Questi i fatti (secondo il Nano)
I delegati della libertà muniti di colazione a sacco e scatoloni si avviano alla buon’ora presso gli uffici del Tribunale. Ad accoglierli trovano schierati una banda di radicali in assetto antisommossa, che provenendo da uno sciopero della fame che si protraeva da giorni, li attacca violentemente ai polpacci. A difesa dei poveri delegati non interviene nessuno nemmeno i magistrati, talebani, comunisti, mentecatti, i quali armati di fotofinish fanno notare che alla scadenza del termine i nostri eroi erano fuori per questione di centimetri… Ai detentori della libertà viene assicurato che comunque tutto potrà essere risolto con un ricorso, presentato tempestivamente dal partito del fare , entro le 17 al competente ufficio circoscrizionale.
Il nanopremier ha comunque concluso che nonostante la sinistra si sia comportata in modo antidemocratico e meschino, il popolo delle libertà vincerà lo stesso le elezioni e darà”una lezione alla sinistra” .
Per cominciare la lezione è stata data al povero free lance Rocco Carlomagno.

venerdì 26 febbraio 2010

Il caso Morgan


Ieri sera, nella trasmissione di Santoro, si è svolta la seconda puntata del Processo a Morgan, dopo la prima svoltasi nel salotto di Vespa.
Oggi l’anatema del sottosegretario Giovanardi, responsabile del Dipartimento Nazionale Antidroga che definisce scandalosa la trasmissione e arriva addirittura a dichiarare: “una TV di Stato ha fatto propaganda della droga”. Anche l’Osservatorio sui Diritti dei minori suona la carica contro Anno Zero dichiarando “Non si può trattare un tema così delicato senza la presenza di uno straccio di specialista, legittimato a spiegare alle masse giovanili quali siano le conseguenze devastanti della tossicodipendenza”
Ora non vorrei passare per il difensore d’ufficio di Morgan, il quale peraltro mi sembra abbia una notevole favella e un altrettanto notevole dose di intelligenza per difendersi da solo, ma continuo a non capire il vespaio di polemiche che si è sollevato intorno alle dichiarazioni del cantante.
Siamo il paese dove il Presidente del Consiglio va a mignotte e il responsabile della Protezione Civile, tra una frana e un terremoto trova il tempo per una ripassata a Francesca, e noi stiamo a discutere di che cattivo esempio sia per la gioventù italiana un cantante che dichiara di fare uso di droga.

mercoledì 24 febbraio 2010

I cavalieri che fecero l'impresa

Un presente oscuro
Uno stato di polizia
Le secchiate di fango
L’invasione degli stranieri
Il governo delle riforme e delle emergenze
Una sinistra disfattista e antitaliana
L'eterna lotta tra il bene e il male

Dall’autore di successi come “I cinesi li preferiscono bolliti” e di “I coglioni stanno a sinistra”, dal genio incompreso di Michela Brambilla, con le musiche di Mariano Apicella, dopo “Una scelta di campo” e “Quelli del predellino”, finalmente in Italia l’ultima opera della trilogia azzurra “I promotori della Libertà”.

giovedì 11 febbraio 2010

Ti raserò l'aiuola...


Il 21 novembre del 2008 Bertolaso è al telefono con Rossetti, gestore del centro benessere Salaria sport village. "Sono Guido, buongiorno... Sono atterrato in questo istante dagli Stati Uniti, se oggi pomeriggio, se Francesca potesse... Io verrei volentieri, una ripassatina".

Fa però sapere l'avvocato di SuperGuido, nostro signore delle disgrazie, che "siamo in presenza di un grande equivoco che sarà quanto prima chiarito".
Come no!!!

venerdì 5 febbraio 2010

La politica estera secondo Berlusconi

Il nostro Governo, nella persona del Premier SuperSilvio Berlusconi, ha deciso di adottare una politica estera che si può definire “a membro di segugio”.
Si può infatti dire con assoluta certezza che non c’è una linea da seguire, per il funambolico SuperSilvio .
Berlusconi infatti e stato nell’ordine:
-grande amico del texano dal cervello di ghiaccio, il presidente George W. Bush;
-estimatore dell’abbronzato e democratico presidente americano attualmente in carica;
- fraterno amico di “Vladimir”, Putin non Luxuria, compagno di vacanze nella villa in Sardegna, colui al quale dobbiamo anche il famoso lettone a baldacchino di recente balzato agli onori delle cronache;
- amico del democraticissimo e riccioluto colonnello libico che ha definito leader di libertà;
-sdoganatore di Lukashenko , ultimo dittatore d’Europa, ma “uomo amato dalla sua gente” per dirla alla Berlusconi.
Ma veniamo all’ultimo giro di valzer: la controversa questione palestinese.
Nel 2002 questo era il piano di Berlusconi per la Palestina. Centomila nuovi posti di lavoro stabili in un anno nei Territori , parchi scientifici con laboratori per ricercatori israeliani e arabi lungo le frontiere tra due Stati, una superstrada fra Gaza e la Cisgiordania, un porto con attracco delle navi in acque profonde per garantire l' accesso a tre milioni di tonnellate annue di merci.
In pratica una versione mediorientale del famoso contratto con gli italiani.
Nel luglio 2008 Berlusconi è ottimista sulla soluzione di pace tra Israele e Palestina . “Quello che stiamo svolgendo, amici dell'una e dell'altra parte, è di avvicinare sempre di più le due parti e farle ragionare, e garantire, soprattutto per la parte palestinese, il nostro supporto in termini di concretezza" dichiara.
Invece durante la visita in Israele di questi giorni scopriamo che dei Palestinesi non ce ne frega niente e che anzi l’Operazione Piombo Fuso è stata una cosa buona giusta, con buona pace della superstrada, dei centomila posti di lavoro e dei parchi scientifici. Piano Marshall pro-Palestina bye bye, insomma.
E invece no. A meno di 24 ore dal discorso davanti alla Knesset, in cui aveva definito giusta la reazione di Israele ai missili di Hamas, nuovo cambio di scena; all’incontro con Abu Mazen, leader Anp, eccoti l’altra dichiarazione del saltimbanco "Come è giusto piangere le vittime della Shoah è anche giusto manifestare dolore per quanto avvenuto a Gaza".
Un colpo al cerchio e uno alla botte.

giovedì 4 febbraio 2010

Demolition Man - il nuovo volto di Super Silvio


Presidente operaio, Presidente ferroviere, Presidente inquisito.
Ieri l’ultima trasformazione del miglior cabarettista degli ultimi 150 anni, il Presidente demolitore.
Si scopre infatti che agli esordi, quando non era ancora il Presidente più amato dagli italiani ma un semplice imprenditore edile, in un terreno un vecchio casale si frapponeva alla costruzione di un impianto sportivo. E siccome i permessi per demolirlo non arrivavano, lui, Mister President , come al suo solito ligio alle regole, ricorda “una notte salii su un caterpillar, e lo tirai giù io. Un imprenditore deve saper osare".

Più o meno la stessa cosa che sta facendo alla Repubblica. La sta demolendo.

giovedì 28 gennaio 2010

Vanno vengono…ogni tanto si fermano

Non sono le nuvole. Sono i capelli del premier.
Da qualche giorno un mistero attanaglia l’Italia: i capelli di Berlusconi che, come le nuvole di De Andrè, vanno e vengono a giorni alterni; oggi ci sono, domani no.
Ieri l'indimenticato e indimenticabile bandana, oggi una chioma stile Ken (l'eterno e palestrato fidanzato di barbie per chi non lo sapesse), domani una fronte spaziosa.
Cosa ci riserverà SuperSilvio per il futuro?

lunedì 25 gennaio 2010

Le disgrazie non vengono mai da sole...

Lo sanno bene ad Haiti. Non bastasse il terremoto che ha praticamente raso al suolo il Paese, è piombato con la sua divisa linda e pinda e con il suo impareggiabile savoir fare anche il nostro Guido Bertolaso. Supersilvio, troppo impegnato a risolvere le annose problematiche interne tra giudici sovversivi e giornalisti terroristi ecc, è stato costretto a demandare la ricostruzione di Haiti al suo Superbraccio destro, l’uomo-avvoltoio sempre in prima fila nei disastri, Bertolaso superstar.
Il diplomatico Bertolaso, catapultato in quel di Haiti, dove ha trovato una situazione quasi al collasso dove manca davvero tutto, ha pensato bene di dichiarare che l’abbronzato presidente americano non sembra far bene il suo lavoro e che i soccorsi ad Haiti versano in una “situazione patetica.” Mancano i poster con gigantografia del Presidente per esempio, telecamere pronte ad immortalare il logo del Governo, finte case da consegnare con tanto di spumante nel frigorifero, una sorta Vespa americano cui far fare in mondovisione il punto sulla ricostruzione ormai ultimata a soli quindici giorni da un terremoto del 7 grado della Richter e con la terra in continuo movimento, insomma in una parola, il marketing è inesistente.

Frattini ovviamente si dissocia dalle parole dell’esperto di disgrazie, che non parla a nome del Governo.
A questo punto si apre però un altro fronte di discussione.
Bertolaso spara cazzate e non parla a nome del Governo.
Brunetta con la sua proposta di 500 euro per i bamboccioni non parla a nome del Governo.
Berlusconi con la proposta del taglio delle tasse non parla a nome del Governo .

Ma che fanno questi quando si riuniscono in Consiglio dei Ministri?

lunedì 18 gennaio 2010

Fuori di casa a 18 anni …per legge!!!

Ipse dixit. Il ministro “zero dodici” Renato Brunetta; lo stesso che vuole cambiare l’articolo 1 della Costituzione, mettere i tornelli ai magistrati, il ministro antifannulloni, lo zorro tascabile degli utenti disperati, sempre lui. Nella sua infinita saggezza il ministro , esterrefatto dopo una sentenza del Tribunale di Bergamo che ha imposto a un padre il mantenimento della figlia, bambocciona che a 32 anni doveva ancora prendere la laurea , adesso vuole per legge stabilire che a 18 anni i figli debbano andare via di casa. Non è invece stabilito per legge dove cavolo devono andare i giovani virgulti.
In un paese gerontocratico dove trovare uno straccio di lavoro precario da 700/1000 euro al mese è un traguardo a cui si può ambire verso la tenera età di 30 anni, nel limbo tra i 18 e i 30 anni che cosa dovrebbero fare i bamboccioni sfrattati? Schiere di maschia gioventù destinata a interrompere gli studi all’ultimo anno del liceo e condannati a vivere sotto i ponti?
Il diciottesimo compleanno, torta, nonna, zii cugini tutti commossi intorno al neo maggiorenne e poi, spente le candeline, tanti saluti , queste sono le tue cose, mandace ‘na cartolina.
Che cosa accadrà alle mamme e ai papà d’italia che non metteranno alla porta il figlio ormai maggiorenne, perché si sa i figli “so piezz'e core”: l’arresto? Immagino già i poveri carabinieri, costretti a dare la caccia a brufolosi neomaggiorenni che non vogliono abbandonare la stanzetta con il poster di Beckham e si nascondono sotto il letto, in soffitta, con la complicità di sovversive mamme e nonne, vicine e portieri, tutti novelli carbonari che lottano per non far finire in miseria il malcapitato.
Brunetta fa pure il mea culpa: ''arrivato a 30 anni che non ero capace di rifarmi il letto” ha dichiarato in un’intervista.
Poi a quell’età deve aver scoperto da Ikea il letto modello giapponese piazzato direttamente a terra e più accessibile a lui diversamente alto e ha imparato a rifarlo suppongo…

martedì 12 gennaio 2010

Le stagioni del dialogo

"Siamo pronti a lanciare la sfida del dialogo e delle riforme. Questa è la politica di cui ha bisogno il Paese" (Massimo D'Alema 20 dicembre 2009)

"Siamo pronti a discutere sulle riforme istituzionali e a portare avanti un discorso di sistema in grado di rileggere i rapporti tra governo, Parlamento e magistratura ma le priorità dell'agenda politica devono essere maggiormente connesse alle esigenze degli italiani" (Pier Luigi Bersani 11 gennaio 2010)


C’è ancora nel PD, chi si prodiga, ormai da un decennio, alla disperata ricerca del dialogo, dell’accordo, dell’inciucio, con Berlusconi.
Ci avevano provato nel lontano 1997 con D’Alema Presidente di una Bicamerale che avrebbe dovuto riscrivere il nuovo assetto costituzionale dell’Italia della Seconda Repubblica ma che, dopo 15 mesi di dialogo politico farcito da crostate consumate a casa Letta, naufragò miseramente.
Nel 2008 fu il momento del veltrusconi, la grande coalizione che avrebbe dovuto fare riforme condivise, in primis sulla legge elettorale. Anche qui stagione breve, interrotta dalla netta affermazione elettorale della destra e del suo splendido condottiero, SuperSilvio da Arcore.
Il vile attacco comunista prenatalizio al Presidente del Consiglio, e la sua svolta sulla strada dell'amore, sembrava aver riaperto lo spiraglio del possibile dialogo, con D’Alema in primis, al quale non deve evidentemente essere andata giù di non aver portato a termine la bicamerale, di non aver riscritto la costituzione e quindi di non potersi fregiare del titolo di Nuovo Padre Costituente. Così è stato fino alla svolta assolutista di questi giorni, con il premier che intende avanzare come una corazzata sulle riforme, e ha già dettato la scaletta dei prossimi mesi: riforma fiscale, giustizia, riforma costituzionale.
Insomma questa del dialogo è un po come una sorta di stagione venatoria, si apre e si chiude a intervalli regolari.
Pensandoci bene è vero, il dialogo, il compromesso, è necessario in politica. La nostra stessa Costituzione nasce da un compromesso, una commistione di concezioni politiche diverse ed è il risultato di reciproche rinunce e successi, ma evidentemente i vecchi padri costituenti erano ben più ligi al dovere e ben più attenti a conciliare le loro esigenze negli interessi esclusivi del Paese. Con quello che gli storici definirono “un compromesso costituzionale”, nacque la nostra Carta, un prodotto dello sforzo unitario che le forze politiche fecero per creare uno Stato che fosse di tutti, uno stato democratico.
Alla base del dialogo deve però esserci il rispetto condiviso di valori fondamentali: democrazia e rispetto della legalità in primis. Con chi non accetta le regole della convivenza democratica, con chi non accetta i principi di legalità, con chi cerca di sovvertire le regole della convivenza civile per i propri interessi un dialogo non solo non può esistere, ma non andrebbe neppure cercato.
Detto questo, una domanda mi sorge spontanea e prendo in prestito, parafrasandola, una battuta di Corrado Guzzanti : “Bersani, ma tu e Berlusconi, che cazzo ve dovete dì…?”

venerdì 8 gennaio 2010

Gli africani salveranno Rosarno?





“...Alla base c’è una situazione di degrado e di sfruttamento che va avanti dai primi anni ‘90 ed è formalmente tollerata. C’è una situazione di violenza, di intimidazioni sul territorio da parte dei criminali che vengono subite anche dagli italiani, la differenza è che gli africani si ribellano.“ tratto da un'intervista ad Antonello Mangano autore del libro Gli Africani salveranno Rosarno. E probabilmente anche l’Italia

“Chi racconta che l'arrivo dei migranti sui barconi porta valanghe di criminali, chi racconta che incrementa violenza e degrado, sta dimenticando forse due episodi recentissimi ed estremamente significativi, che sono entrati nella storia della nostra Repubblica. Le due più importanti rivolte spontanee contro le mafie, in Italia, non sono partite da italiani ma da africani. In dieci anni è successo soltanto due volte che vi fossero, sull'onda dello sdegno e della fine della sopportazione, manifestazioni di piazza non organizzate da associazioni, sindacati, senza pullman e partiti…” Roberto Saviano da Il coraggio dimenticato
http://www.robertosaviano.it/documenti/10014/

Magari anche questa volta, nella protesta violenta esplosa a Rosarno, in Calabria , c’è dietro una ribellione taciuta troppo a lungo. Arrivano carichi di speranze, in un’Italia che hanno magari visto in TV, di cui hanno letto sui libri, o semplicemente arrivano qui per sfuggire alla miseria, alle guerre, che devastano i loro paesi. E qui spesso vivono al limite; a Rosarno come in Sicilia, come a Castelvolturno; schiavi del 2000 nelle piantagioni di arance o di pomodori, nei vigneti o negli uliveti, a seconda della stagione e del raccolto.
Spesso sulla loro miseria sono le casse della criminalità organizzata ad arricchirsi.
E questo deve essere accaduto in questi giorni a Rosarno. Dopo una giornata trascorsa nei campi per pochi spiccioli, senza una casa, senza un tetto, senza un contratto, davanti all’ennesimo attacco, esplode la violenza e la rabbbia.
Non deve passare inosservato che questo attacco agli immigrati arriva con un inquietante concomitanza con il riaccendersi della violenza della ndrangheta di questi giorni. L’attentato alla Procura di Reggio prima, poi il petardo rinvenuto nell’aula bunker del tribunale; solo un petardo certo, ma che a meno di 24 ore dalla bomba alla Procura e in concomitanza della riunione antimafia alla presenza dei ministri della Giustizia e degli Interni, appare come una prova di forza della criminalità organizzata. Ieri infine l’attacco agli immigrati con il ferimento di due giovani clandestini e i conseguenti disordini in Calabria.
Forse nel ferimento dei due giovani immigrati la ndrangheta non c’entra perché come hanno sottolineato gli investigatori "la 'ndrangheta non spara con i fucili ad aria compressa: i metodi sono più traumatici e meno chiassosi", ma sicuramente la ndrangheta, è quella che alimenta il clima di razzismo e xenofobia.
Certo per i cittadini di Rosarno, catapultati nel bel mezzo di una guerriglia urbana, questo non è un bel momento, e non è un bel momento per gli immigrati, clandestini o meno, che adesso si trovano in mezzo a due fuochi: lo sfruttamento criminale da una parte e la protesta delle gente comune che ora si sente minacciata dalla loro presenza dall’altra.
La posizione dell’illuminato sassofonista che al momento ricopre la carica di Ministro degli Interni non migliora la situazione: "A Rosarno c'è una situazione difficile come in altre realtà, perchè in tutti questi anni è stata tollerata, senza fare nulla di efficace, un'immigrazione clandestina che ha alimentato da una parte la criminalità e dall'altra ha generato situazione di forte degrado" questo il parere del nostro Sarkozy come lo ha definito l’altro illuminato in camicia verde Borghezio
In un governo che ha come obiettivo quella di battere definitivamente la mafia, ma che intanto fa di Mangano un eroe e allevia il 41 Bis ad un boss come Graviano, che pensa di estendere il processo breve anche ai reati di mafia, suppongo che già mandare in sostegno della Procura di Reggio altri 6 magistrati e ben 121 uomini delle forze di Polizia sia uno sforzo lodevole.
Il problema diventano gli immigrati, e il vero nemico da battere, quello che avvelena i nostri mari con rifiuti tossici, che imbratta con il cemento le nostre coste, che schiavizza gli immigrati, che soffoca l’economia , la 'ndrangheta, rimane sempre li, immobile e il coraggio di ribellarsi all'ingiustizia , al sopruso, non è degli italiani , non è dei calabresi, ma degli africani, dei clandestini.
Loro si ribellano. Perchè noi no?

giovedì 7 gennaio 2010

Il vero miracolo italiano


Sono passati solo 25 giorni dal vile attentato comunista subito dal miglior Presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni; oggi le foto rubate durante una piccola pausa dal duro lavoro di costante e sistematica distruzione del Paese, ci mostrano il volto di SuperSilvio nel massimo nel suo splendore, bello come mamma Rosa lo ha fatto.
Sono scomparse le vistose bende e della ferite riportate non c’è neppure l’ombra; non un taglio, non una cicatrice, niente di niente.
Mi consenta Presidente, ma pure a Gesù Cristo erano rimasti i segni dei chiodi…

 
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