venerdì 5 febbraio 2010

La politica estera secondo Berlusconi

Il nostro Governo, nella persona del Premier SuperSilvio Berlusconi, ha deciso di adottare una politica estera che si può definire “a membro di segugio”.
Si può infatti dire con assoluta certezza che non c’è una linea da seguire, per il funambolico SuperSilvio .
Berlusconi infatti e stato nell’ordine:
-grande amico del texano dal cervello di ghiaccio, il presidente George W. Bush;
-estimatore dell’abbronzato e democratico presidente americano attualmente in carica;
- fraterno amico di “Vladimir”, Putin non Luxuria, compagno di vacanze nella villa in Sardegna, colui al quale dobbiamo anche il famoso lettone a baldacchino di recente balzato agli onori delle cronache;
- amico del democraticissimo e riccioluto colonnello libico che ha definito leader di libertà;
-sdoganatore di Lukashenko , ultimo dittatore d’Europa, ma “uomo amato dalla sua gente” per dirla alla Berlusconi.
Ma veniamo all’ultimo giro di valzer: la controversa questione palestinese.
Nel 2002 questo era il piano di Berlusconi per la Palestina. Centomila nuovi posti di lavoro stabili in un anno nei Territori , parchi scientifici con laboratori per ricercatori israeliani e arabi lungo le frontiere tra due Stati, una superstrada fra Gaza e la Cisgiordania, un porto con attracco delle navi in acque profonde per garantire l' accesso a tre milioni di tonnellate annue di merci.
In pratica una versione mediorientale del famoso contratto con gli italiani.
Nel luglio 2008 Berlusconi è ottimista sulla soluzione di pace tra Israele e Palestina . “Quello che stiamo svolgendo, amici dell'una e dell'altra parte, è di avvicinare sempre di più le due parti e farle ragionare, e garantire, soprattutto per la parte palestinese, il nostro supporto in termini di concretezza" dichiara.
Invece durante la visita in Israele di questi giorni scopriamo che dei Palestinesi non ce ne frega niente e che anzi l’Operazione Piombo Fuso è stata una cosa buona giusta, con buona pace della superstrada, dei centomila posti di lavoro e dei parchi scientifici. Piano Marshall pro-Palestina bye bye, insomma.
E invece no. A meno di 24 ore dal discorso davanti alla Knesset, in cui aveva definito giusta la reazione di Israele ai missili di Hamas, nuovo cambio di scena; all’incontro con Abu Mazen, leader Anp, eccoti l’altra dichiarazione del saltimbanco "Come è giusto piangere le vittime della Shoah è anche giusto manifestare dolore per quanto avvenuto a Gaza".
Un colpo al cerchio e uno alla botte.

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