sabato 22 maggio 2010

Per non dimenticare


Ci sono momenti nella nostra vita in cui le cose cambiano, per sempre. Momenti che ci segnano così tanto che siamo in grado di dire, ad anni di distanza, cosa facevamo e dove eravamo quando quel fatto è accaduto. Come l’undici settembre del 2001 ad esempio. Tutti ricordiamo esattamente dove eravamo e cosa facevamo quando le radio e le televisioni cominciarono a diffondere le prime notizie e le prime immagini dell’attentato di New York. Come il 23 maggio e come il 19 luglio del 1992, per quanto mi riguarda. Ricordo esattamente cosa facevo e dove ero quel caldo pomeriggio del 23 maggio del 1992, in Calabria, quando i primi titoli che annunciavano un attentato al giudice Falcone passavano in TV ; e poi ricordo le immagini della strage, dell’Italia in guerra, con poliziotti con le mani tra i capelli che si aggiravano tra i rottami delle auto. E a meno di due mesi, nel luglio dello stesso anno ricordo le immagini di Via D’Amelio, della seconda strage, della seconda volta dell’Italia ferita. Ricordo i funerali che ho seguito in diretta, piangendo, ricordo i volti contriti dei politici in prima fila e ricordo la rabbia della gente comune, ricordo le lacrime del giudice Caponnetto e la sua disperazione sussurrata in una frase “E’ finito tutto…” Da quel giorno di 18 anni fa la foto di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, quella di loro due sorridenti, è sempre rimasta sulla parete della mia camera. Dove è ancora adesso. Ed è strano come coloro che prima erano semplicemente persone intraviste in TV, di cui avevi letto sui giornali, diventano parte della tua vita, esempi da seguire, e d’improvviso ti scopri a riconoscere la loro voce, quando di tanto in tanto le loro interviste ritornano in Tv, come riconosceresti quella di un amico. Tutti noi italiani abbiamo un enorme debito nei confronti di Giovanni Falcone, di Paolo Borsellino e dei tanti altri, troppi purtroppo, che hanno lottato, troppo spesso da soli, per regalare a tutti noi “il fresco profumo di libertà”. A loro io volevo solo dire grazie; grazie per quello che mi hanno dato, grazie per quello che mi hanno insegnato, grazie per essere i miei eroi, grazie perché gente come loro rende quest’Italia un Paese migliore. Giovanni Falcone scriveva “Possiamo sempre fare qualcosa: massima che andrebbe scolpita sullo scranno di ogni magistrato e di ogni poliziotto”, io aggiungere che questo pensiero dovrebbe far parte di tutti noi.
Perchè possiamo sempre fare qualcosa, possiamo, anzi dobbiamo lottare per un’Italia migliore, per la verità, per la giustizia. Possiamo e dobbiamo resistere, resistere, resistere.
Sempre.
Post dedicato a : Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonino Montinari, uccisi il 23 maggio 1992 a Capaci.

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