martedì 9 novembre 2010

Il paese delle emergenze

Siamo il paese delle emergenze.
Siamo sempre in emergenza, per qualunque cosa. Per il freddo, per il caldo, per i terremoti, per la spazzatura, per l’acqua, per la neve che blocca le strade o per la mancanza di neve che non fa lavorare gli impianti sciistici.
E’ vero, madre natura ci ha dato una terra bellissima e ballerina. Noi ci abbiamo messo del nostro abusando del territorio, costruendo in zone impossibili e con materiali scadente, causando quasi dovunque dissesti idrogeologici.
Ed è per questo che ormai tutto ci fa paura. L’inverno con le piogge ma pure l’estate con il caldo. Le previsioni del tempo si attendono con una trepidazione da bollettino di guerra. Già da maggio scatta il panico per la calura estiva e i telegiornali ti bombardano con l’emergenza caldo con tanto di inviati boccheggianti in ogni città a farti sapere che a Roma, come a Milano o a Torino essendo luglio fa caldo e la gente cerca riparo nelle fontane.
In inverno basta una pioggia di 2 minuti, mica la stagione dei monsoni, per allagare intere province e distruggere l’economia di una regione. E mentre magari in ottobre la regione chiede lo stato di calamità perché alluvionata, qualche mese dopo scatta l’emergenza idrica e si è costretti a razionarla, l’acqua.
Un terremoto che in qualunque altra parte del mondo non avrebbe creato danni qui rade al suolo intere città e provoca 300 morti.
E tutto si risolve come al solito nella politica dell’emergenza.
Fa caldo? statevene a casa, accendete il ventilatore, bevete tanta acqua che fa bene (e poi fate pure tanta plin plin) portate la nonna al supermercato e piazzatela nel banco frigo accanto alle mozzarelle così non soffre il caldo
Viene giù la pioggia? Restate in casa e se abitate ai piani bassi quando cominciate a sentire i piedi umidi mentre siete davanti alla tv, salite sul tetto che poi mandiamo i vigili del fuoco a trarvi in salvo con i gommoni.
C’è la neve? non vi muovete da casa e se proprio siete costretti a viaggiare , perché magari dovete immettervi sulla tangenziale per raggiungere il posto di lavoro, portate con voi generi di prima necessità.
Il terremoto ha raso al suolo una città con 200 anni di storia? Che ci importa , la rifaremo e la chiameremo new town che fa tanto americano e poco importa se è praticamente un ghetto di case prefabbricate tirate su in fretta e furia in barba a qualsiasi piano regolatore.
La spazzatura è ancora un problema per Napoli? Risolviamo tutto in 3 giorni e invece che cominciare un giusta politica della raccolta differenziata che darà frutti nel lungo periodo, cerchiamo un buco bello capiente e buttiamo tutto dentro con buona pace del recupera , riutilizza e ricicla.
E gli esempi continuano: emergenza occupazione, emergenza immigrati, emergenza sicurezza, emergenza giustizia.
Insomma siamo un paese che vive alla giornata, tirando a campare.
Tanto domani è un altro giorno e un’altra emergenza.

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