Leggo Repubblica da 30 anni, praticamente da sempre; è il quotidiano che ricordo sempre in casa, diciamo che siamo quasi cresciuti insieme.
Adesso scopro che acquistando Repubblica finanzio un network terroristico di cui fanno parte anche il giornalista Marco Travaglio e buona parte della magistratura italiana e prima o poi verrà fuori che tutti costoro sono presenti nella lista dei terroristi ricercati dall’FBI insieme con lo sceicco Bin Laden.
Ieri, con buona pace delle parole di estrema saggezza del Capo dello Stato che chiedeva il ritorno alla normale dialettica politica, l’On Cicchitto ha attaccato dai banchi di quel Parlamento che dovrebbe essere solenne espressione di democrazia e libertà , il giornale Repubblica, i magistrati, e tutti coloro che non condividono le scelte del Governo.
Quello a Repubblica, non è solo un attacco al giornale, al gruppo editoriale e ai suoi giornalisti; è un ennesimo attacco alla libertà di stampa, alla libertà di espressione e di manifestazione del pensiero, che non è esclusiva prerogativa dei giornalisti, ma libertà inviolabile e costituzionalmente garantita di ciascuno di noi; è solo il primo passo di una già preannunciata politica oscurantista che colpirà cortei, manifestazioni, web.
Ma confronto e discussione sono l’anima stessa della democrazia. Definirsi contrari ad uno schieramento politico, criticare, anche aspramente, le scelte del governo, manifestare pacificamente in piazza per i propri diritti, non significa istigare all’odio o alla violenza.
Non siamo di fronte all’eterna lotta tra il bene e il male; tra l’amore impersonificato dal Presidente del Consiglio, - che affranto nel letto d’ospedale si chiede perché tutti lo odiano, lui che ama tutti noi (tranne i magistrati e quelli di Repubblica suppongo) e messianicamente, rassicura che l’amore trionfa sempre sull’odio, - e la violenza di chi giornalista o cittadino osa criticarne l'operato.
L'Italia non è una monarchia medievale, il popolo non è una massa uniforme di sudditi che applaude il leader, criticare non significa essere nemico dello stato, chiedere il rispetto delle leggi non significa essere dei sovversivi o dei forcaioli giustizialisti, significa solo essere cittadini.
Adesso scopro che acquistando Repubblica finanzio un network terroristico di cui fanno parte anche il giornalista Marco Travaglio e buona parte della magistratura italiana e prima o poi verrà fuori che tutti costoro sono presenti nella lista dei terroristi ricercati dall’FBI insieme con lo sceicco Bin Laden.
Ieri, con buona pace delle parole di estrema saggezza del Capo dello Stato che chiedeva il ritorno alla normale dialettica politica, l’On Cicchitto ha attaccato dai banchi di quel Parlamento che dovrebbe essere solenne espressione di democrazia e libertà , il giornale Repubblica, i magistrati, e tutti coloro che non condividono le scelte del Governo.
Quello a Repubblica, non è solo un attacco al giornale, al gruppo editoriale e ai suoi giornalisti; è un ennesimo attacco alla libertà di stampa, alla libertà di espressione e di manifestazione del pensiero, che non è esclusiva prerogativa dei giornalisti, ma libertà inviolabile e costituzionalmente garantita di ciascuno di noi; è solo il primo passo di una già preannunciata politica oscurantista che colpirà cortei, manifestazioni, web.
Ma confronto e discussione sono l’anima stessa della democrazia. Definirsi contrari ad uno schieramento politico, criticare, anche aspramente, le scelte del governo, manifestare pacificamente in piazza per i propri diritti, non significa istigare all’odio o alla violenza.
Non siamo di fronte all’eterna lotta tra il bene e il male; tra l’amore impersonificato dal Presidente del Consiglio, - che affranto nel letto d’ospedale si chiede perché tutti lo odiano, lui che ama tutti noi (tranne i magistrati e quelli di Repubblica suppongo) e messianicamente, rassicura che l’amore trionfa sempre sull’odio, - e la violenza di chi giornalista o cittadino osa criticarne l'operato.
L'Italia non è una monarchia medievale, il popolo non è una massa uniforme di sudditi che applaude il leader, criticare non significa essere nemico dello stato, chiedere il rispetto delle leggi non significa essere dei sovversivi o dei forcaioli giustizialisti, significa solo essere cittadini.
0 commenti:
Posta un commento