Siamo entrati nel nuovo anno poco più di 48 ore è già è arrivata la mazzata. Non è la revoca del carcere duro per Graviano nè la Moratti che paragona Craxi a Giordano Bruno, e nemmeno l'hobbit Brunetta che vorrebbe cambiare pure l'articolo 1 della Costituzione, è molto peggio. Qui c'è in ballo nientepopodimenoche: la fine del mondo.
Abbiamo schivato il mille e non più mille, superato indenni il millennium bug, evitato il famoso buco nero che doveva crearsi al CERN di Ginevra, sembra che i Maya abbiano preso una cantonata con il 2012, ma stavolta non c'è Santo che tenga. Non prendete impegni per la Pasqua del 2036. Il 13 aprile del 2036 alle 21.20 per l'esattezza (ora di Greenwich), un asteroide, una specie di patata spaziale, ribazzettazzato da qualche occhialuto nanerottolo in camice e telescopio dotato di notevole senso dell'umorismo Apophis cioè il Distruttore, quel giorno e a quell'ora ci cascherà in testa, facendoci fare la fine dei dinosauri.
Siccome si suppone che per quel tempo SuperSilvio non sia più disponibile, che anche Bruce Willis, esperto di asteroidi, si sia ritirato a godersi la pensione in santa pace e che Cuck Norris sarà con la famiglia al pranzo pasquale, i russi stanno già correndo ai ripari e studiando tutte le possibili soluzioni per evitare l'estinzione del genere umano.
In pole position resta sempre ovviamente la solita testata nucleare da sparare così addosso al tubero spaziale, pur sapendo che come in tutti i film catastrofici non servirà a un bel niente, ma ste testate ormai le abbiamo e cavolo sfruttiamole dal momento che non possiamo usarle per farci la guerra fra di noi che pare brutto.
Poi ci sono le soluzioni originali e fantasiose; c'è il trattore spaziale che funzione come una specie di soccorso Aci per le macchine ferme in autostrada: arriviamo all'asteroide con un'astronave e lo rimorchiamo fuori dalla rotta di collisione, semplice ma geniale. Altra soluzione è far diventare l'asteroide una sorta di surf delle stelle riempiendo la sua superficie con grandi vele per catturare il vento solare. Anche questa soluzione originale e pure ad energia rinnovabile oserei dire.
Ma la soluzione vincitrice del premio scienza e tecnica 2010 è la seguente: cospargere la faccia esposta al sole dell'asteroide di vernice bianca. Che dovrebbe succedere al quel punto? che il tubero andrà a casa a mettere la protezione solare e così ci darà qualche altro anno di respiro per trovare una soluzione meno cretina.
Restando così le cose al momento ci restano solo due certezze: che non dobbiamo preoccuparci di prenotare per la Pasqua del 2036 e che molti di noi si estingueranno insieme con il mutuo sulla casa.
0 commenti:
Posta un commento