giovedì 23 luglio 2009

Fratelli d’Italia


“Voi dovete essere contenti. Oggi entra nella scuola un piccolo italiano nato a Reggio di Calabria, a più di cinquecento miglia di qua. Vogliate bene al vostro fratello venuto di lontano. Egli è nato in una terra gloriosa, che diede all'Italia degli uomini illustri, e le dà dei forti lavoratori e dei bravi soldati; in una delle più belle terre della nostra patria, dove son grandi foreste e grandi montagne, abitate da un popolo pieno d'ingegno, di coraggio. Vogliategli bene, in maniera che non s'accorga di esser lontano dalla città dove è nato; fategli vedere che un ragazzo italiano, in qualunque scuola italiana metta il piede, ci trova dei fratelli.” tratto da "Il ragazzo calabrese" Libro Cuore .
Ovviamente non insegnava il maestro Perboni nella classe del povero alunno non calabrese ma napoletano deriso in una scuola media di Treviso perché terrone e puzzolente, e che si è visto dedicare dai compagni la famosa canzone portata al successo nel raduno di Pontida dal leghista acqua e sapone Salvini oggi neo-europarlamentare. A rincarare la dose interviene da Vicenza una mozione ( bipartisan ) del consiglio provinciale, votata martedì, che dice no a presidi del Sud nelle scuole venete.
Era il 1873 quando un deputato del parlamento italiano definì "Questione Meridonale", la situazione di arretratezza economica e culturale che si era creata nel Mezzogiorno d’Italia dopo l’unificazione, e a più di un secolo di distanza la famosa questione è ancora sul tavolo. Oggi la si affronta con una parola: federalismo e uno slogan: libertà dallo stato centrista. Accantonata la Repubblica una e indivisibile, i braveheart di Pontida, nuovi sgangherati padri costituenti in bermuda e canottiera, dal prato verde davanti al fiume sacro inneggiano alla libertà dei popoli del Nord rivendicandone la libertà negata, sbeffeggiando il tricolore e le istituzioni, inventano la Repubblica della Padania con improbabili discendenze celtiche e pretendono di cambiare la Costituzione come se fosse un regolamento di condominio.

Dimenticato lo spirito che ci ha fatto diventare una nazione, abbandonata la ragion di stato in favore della ragione di bilancio, meno poetica forse, ma molto più conveniente per chi si sente vessato da uno stato centralista e lontano, si concretizza uno Stato nello Stato, una forza politica che si pone non come somma di aspirazioni comuni, ma come una sommatoria di antagonismi: italiani e stranieri, città e campagna, nord e sud, globalizzazione e individualismo.
Il processo di smembramento dell’unità nazionale è già partito; gli adesivi , gli slogan, il federalismo fiscale, le ronde padane, ora la scuola e “dall’Alpi a Sicilia dovunque non è più Legnano…”

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