Sono trascorsi 17 anni dalle stragi di Capaci e di via d’Amelio, 17 anni in cui si è passato dalle manifestazioni di piazza, dal non li dimenticheremo mai, alla proclamazione di un nuovo eroe italiano nella figura di Vittorio Mangano, stalliere del re e colluso con la mafia.
Dicissette anni dopo, facciamo i conti soprattutto con uno dei principali punti nell’agenda di Berlusconi, dare la mazzata finale alla democrazia e alla giustizia in Italia, attraverso una concreta e definitiva riforma della giustizia. Dopo aver alimentato una campagna di odio mediatico verso la magistratura in generale, definita “cancro della democrazia”, l’Italia si avvia verso la definitiva morte del sistema giudiziario, grazie alla riforma annunciata dal Ministro Alfano, che riformerà in maniera organica la giustizia penale.
Passiamo ad esaminare in breve la riforma.
Dicissette anni dopo, facciamo i conti soprattutto con uno dei principali punti nell’agenda di Berlusconi, dare la mazzata finale alla democrazia e alla giustizia in Italia, attraverso una concreta e definitiva riforma della giustizia. Dopo aver alimentato una campagna di odio mediatico verso la magistratura in generale, definita “cancro della democrazia”, l’Italia si avvia verso la definitiva morte del sistema giudiziario, grazie alla riforma annunciata dal Ministro Alfano, che riformerà in maniera organica la giustizia penale.
Passiamo ad esaminare in breve la riforma.
Obiettivo principale della riforma è uno: “la magistratura, che deve essere ricondotta alla funzione di garante della corretta e scrupolosa applicazione delle leggi” (dallo statuto della Loggia P2, Obiettivi, punto 1 lettera e) in altre parole togliere ai magistrati la possibilità di impicciarsi di cosa non va e limitare le loro azioni a punire i poveri ladri di galline: tutto questo in tre punti.
- Punto 1 : separazione delle carriere "riforma dell'ordinamento giudiziario per ristabilire criteri di selezione per merito delle promozioni dei magistrati, imporre limiti di età per le funzioni di accusa, separare le carriere requirente e giudicante, ridurre a giudicante la funzione pretorile" (dallo statuto della Loggia P2, punto V degli obiettivi a medio e lungo termine). I giudici dovranno scegliere se essere Pm o magistrati giudicanti e non sarà possibile per loro il passaggio alle diverse funzioni. Anzi l’obiettivo è fare del PM degli “avvocati dell’accusa”. Se la riforma di Alfano fosse stata in vigore ai tempi di Falcone e Borsellino il famoso Maxiprocesso alla mafia non ci sarebbe mai stato
- Punto 2: il PM non avrà controllo sulla polizia giudiziaria che a sua volta dipenderà in tutto e per tutto dal ministero degli Interni ovvero dal potere esecutivo, con buona pace della separazione dei poteri . In pratica lo svuotamento dei poteri di indagine della magistratura, che dovrà aspettare pazientemente in ufficio che la Polizia, manovrata dell’esecutivo, lo avvisi della notizia di reato.
- Punto 3: vietato al PM iniziare indagini privatamente ossia senza che la notizia di reato gli sia stata fornita dalla polizia Giudiziaria. In pratica il magistrato potrà solo acquisire notizia di reato dalla polizia, ma non potrà aprire fascicoli senza tener conto dei risultati delle indagini di polizia
A questo si aggiungono: la già approvata modifica alle intercettazioni, con il divieto di prorogarle per più di tre mesi e di renderle inutilizzabili se attinte in un processo ma riferibili ad un altro. E se il ministro Alfano si mostra fiducioso nella magistratura perché , parole sue, i magistrati “ non devono lavorare solo con le cuffie… vale la pena di ricordare le parole del sostituto procuratore di Palermo De Matteo, “senza le intercettazioni oggi Provenzano sarebbe a Bagheria a fare affari”.
E dulcis in fundo , un punto che sta molto a cuore a Berlusconi, l’inappellabilità da parte del Pm su sentenze di assoluzione, legge del resto già bocciata dalla Consulta ma che il premier mira ad ottenere se necessario anche attraverso una riforma costituzionale, per evitare che «un cittadino assolto in primo grado» sia «trascinato» dagli «avvocati dell’accusa ( PM) nel girone infernale, per lui e la sua famiglia, del secondo e del terzo grado»
- Punto 1 : separazione delle carriere "riforma dell'ordinamento giudiziario per ristabilire criteri di selezione per merito delle promozioni dei magistrati, imporre limiti di età per le funzioni di accusa, separare le carriere requirente e giudicante, ridurre a giudicante la funzione pretorile" (dallo statuto della Loggia P2, punto V degli obiettivi a medio e lungo termine). I giudici dovranno scegliere se essere Pm o magistrati giudicanti e non sarà possibile per loro il passaggio alle diverse funzioni. Anzi l’obiettivo è fare del PM degli “avvocati dell’accusa”. Se la riforma di Alfano fosse stata in vigore ai tempi di Falcone e Borsellino il famoso Maxiprocesso alla mafia non ci sarebbe mai stato
- Punto 2: il PM non avrà controllo sulla polizia giudiziaria che a sua volta dipenderà in tutto e per tutto dal ministero degli Interni ovvero dal potere esecutivo, con buona pace della separazione dei poteri . In pratica lo svuotamento dei poteri di indagine della magistratura, che dovrà aspettare pazientemente in ufficio che la Polizia, manovrata dell’esecutivo, lo avvisi della notizia di reato.
- Punto 3: vietato al PM iniziare indagini privatamente ossia senza che la notizia di reato gli sia stata fornita dalla polizia Giudiziaria. In pratica il magistrato potrà solo acquisire notizia di reato dalla polizia, ma non potrà aprire fascicoli senza tener conto dei risultati delle indagini di polizia
A questo si aggiungono: la già approvata modifica alle intercettazioni, con il divieto di prorogarle per più di tre mesi e di renderle inutilizzabili se attinte in un processo ma riferibili ad un altro. E se il ministro Alfano si mostra fiducioso nella magistratura perché , parole sue, i magistrati “ non devono lavorare solo con le cuffie… vale la pena di ricordare le parole del sostituto procuratore di Palermo De Matteo, “senza le intercettazioni oggi Provenzano sarebbe a Bagheria a fare affari”.
E dulcis in fundo , un punto che sta molto a cuore a Berlusconi, l’inappellabilità da parte del Pm su sentenze di assoluzione, legge del resto già bocciata dalla Consulta ma che il premier mira ad ottenere se necessario anche attraverso una riforma costituzionale, per evitare che «un cittadino assolto in primo grado» sia «trascinato» dagli «avvocati dell’accusa ( PM) nel girone infernale, per lui e la sua famiglia, del secondo e del terzo grado»
Post dedicato a :
Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro uccisi a capaci il 23 maggio 1992
Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina, Claudio Traina, uccisi a Palermo, in via D'Amelio il 19 luglio 1992
A tutte le vittime delle mafie...per non dimenticare
1 commenti:
iiiiiiiiiii
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