lunedì 6 giugno 2011

Referendum acqua – quesito numero 1 e numero 2

Dobbiamo avere il coraggio di dire che abbiamo sbagliato: il servizio idrico non può essere privatizzato.” Carlo schiatti , ingegnere e presidente dell’ATO 4 Toscana, il primo ATO in Italia che ha privatizzato la gestione del Servizio Idrico.

Quesito n. 1 –Scheda Rossa - abrogazione affidamento servizio ad operatori privati



Testo del quesito
Volete Voi che sia abrogato l’art. 23-bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e finanza la perequazione tributaria”, convertito, con modificazioni, in legge 6 agosto 2008, n. 133, come modificato dall’art. 30, comma 26, della legge 23 luglio 2009, n. 99, recante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia”, e dall’art. 15 del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, recante “Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europea”, convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n. 166, nel testo risultante a seguito della sentenza n. 325 del 2010 della Corte costituzionale"
Il primo quesito sulla privatizzazione dell’acqua pubblica riguarda le modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica.
Si deve votare SÌ se si è contro la privatizzazione dell’acqua e contro la gestione dei servizi idrici da parte di privati.

Quesito n 2- Scheda Gialla – abrogazione calcolo tariffa secondo logiche di “mercato”




Testo del quesito
Volete voi che sia abrogato il comma 1, dell’art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”, limitatamentealla seguente parte: “dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”?»
Il comma che i referendari vogliono abrogare è quello che permette al gestore del servizio idrico di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7 per cento a remunerazione del capitale investito, senza collegamento a reinvestimenti per il miglioramento del servizio. Chi vuole cancellare(abrogare) la legge in vigore deve votare sì. Abrogando questo comma si elimina lo strumento che ha aperto la strada ai privati nella gestione dei servizi idrici.
Si deve votare SÌ se si è contro la norma che permettere il profitto nell’erogazione del bene Acqua potabile


In pratica con queste norme che i referendari vogliono abrogare, il legislatore mira a privatizzare un servizio essenziale come quello dell’acqua. Ma la privatizzazione non sempre è un bene. Per esempio, da quanto le Ferrovie dello Stato sono state privatizzate il servizio non è mica migliorato, abbiamo gli stessi treni di merda e gli stessi ritardi , anzi maggiori (l’altra volta in un treno in puglia sono stati addirittura rinvenuti due cadaveri in avanzato stato di decomposizione per giunta quindi credo che si cominci francamente ad esagerare con i ritardi) ma un prezzo del biglietto più alto.
Ma c’è già chi, in Italia , ha privatizzato il servizio idrico con risultati mai soddisfacenti. Riporto di seguito un brano del libro di Riccardo Iacona.
“Un caso di scuola è quello di Arezzo e provincia, la prima città italiana che nel 1999 ha privatizzato la gestione dell’acqua affidando il servizio a una società mista pubblico. Privata. La società che si è aggiudicata la gara di chiama Nuova Acque Spa, porta l’acqua nelle case di trecentomila persone, incassando ogni anno 35 milioni di euro cash. […] La prima cosa che è successa quando Nuova Acque Spa ha preso in mano il servizio è che le bollette si sono triplicate raggiungendo 1 euro e 57 centesimi al metro cubo. […] Ma almeno , ci si chiederà, con tutti questi soldi incamerati avranno fatto degli investimenti, avranno cambiato le tubature, migliorato il servizio, eliminato gli sprechi di una rete che ha una perdita del 30 percento di media. Leggendo l’ultimo rapporto sullo “Stato dei servizi idrici per l’anno 2009” pubblicato dal COVIRI, il Comitato di vigilanza sulle risorse idriche si scopre che purtroppo la risposta è no. Ma la cosa più preoccupante è che la nuova società, nata proprio per evitare i carrozzoni pubblici che avevano bilanci perennemente in rosso, dopo solo 10 anni di esercizio è già fortemente indebitata ( L’acqua ai privati - dal libro “ l’Italia in presa diretta- Viaggio nel Paese abbandonato dalla politica” di Riccardo Iacona, Chiarelettere 2010)

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